San Giovanni Battista de Rossi, sacerdote, Voltaggio (Genova), 22/02/1698 – Roma, 23/05/1764. Proviene da una famiglia di modeste condizioni sociali e profondamente cristiana. All’età di 10 anni una nobildonna genovese, attratta dalla sua amabilità, ottiene dalla famiglia il permesso di condurre Giovanni con sé a Genova come paggio della sua casa, in cambio di un’educazione valida. A 13 anni Giovanni si trasferisce a Roma per studiare teologia nel Collegio Romano.
• Fin da giovane è affetto da epilessia, malattia che lo tormenta per tutta la vita: anche per questo è molto sensibile alle sofferenze altrui. Il primo attacco epilettico, che lo fa cadere esanime sul pavimento, si manifesta mentre ascolta la Messa nella chiesa di Sant’Ignazio.
• Nel 1721 è ordinato sacerdote. Celebra la prima Messa all’altare di San Luigi Gonzaga cui è grande devoto ed emulo, nella chiesa di Sant’Ignazio.
• Due volte la settimana si reca al foro romano per assistere, spiritualmente, i butteri e i pastori che portano gli animali al mercato.
• Assiste anche i carcerati e, su richiesta di Benedetto XIV, istruisce spiritualmente anche i carcerieri.
• Dà vita alla Pia Unione dei Sacerdoti Secolari.
• Fa il voto di non chiedere benefici ecclesiastici né di accettare cariche onorifiche.
• E’ venerato con grande affetto dai suoi assistiti. Confida a un amico che ha più soddisfazione quando lo saluta un povero che quando lo ossequia un cardinale.
• Non ha timore di confessare e assistere in punto di morte i tisici, allora considerati altamente contagiosi e quindi molto pericolosi.
• Avendo urgente bisogno di denaro per aiutare i poveri arriva a vendere il letto, le scarpe e anche i calzoni.
Ha un carattere mite e allegro, unito a una grande volontà realizzatrice.
Celebra la Messa tutto tremante e col volto infiammato, dopo un’ora di preparazione in ginocchio sul pavimento. Grande spirito di carità e di assistenza verso i malati negli ospedali di Santa Galla e Trinità dei Pellegrini. Molto impegno nel visitare e nell’assistere i carcerati, i giovani nell’istituto di correzione e le donne traviate. Direttore spirituale e confessore nella chiesa di Santa Maria in Cosmedin.
Parlando della misericordia divina riesce a convertire anche i cuori più induriti. La santità della sua vita sacerdotale attira alla sua direzione spirituale molti chierici e giovani sacerdoti, desiderosi di reagire allo spirito rilassato e mondano del tempo e di ascendere alla santità. Nonostante i grandi disagi quasi quotidiani che l’epilessia gli procura, riesce a mantenersi sempre in letizia e con un sorriso sulle labbra. Molti lo considerano un nuovo Filippo Neri.
É colpito da ripetuti e frequenti attacchi apoplettici, che gli fanno presagire vicina morte; desidera donare tutto quel poco che possiede ai poveri. Viene ricoverato nell’ospedale della Santissima Trinità, dove muore alle ore 9:00 del 23 maggio 1764. E’ così povero che l’ospedale della Santissima Trinità deve far fronte alle spese del suo funerale. Viene sepolto nella chiesa dello stesso ospedale. È canonizzato nel 1881. Dal 1965 i suoi resti mortali sono servati nella chiesa parrocchiale a lui dedicata.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi
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