Foto di Tim Marshall su Unsplash
La totale realizzazione della cittadinanza e dei diritti ad essa correlati è il primo baluardo fondamentale per l’inclusione di ogni cittadino, soprattutto per le persone con disabilità e fragilità. L’esercizio di questi diritti è fondamentale per la partecipazione ad ogni livello della comunità, nonché per favorire l’abbattimento delle barriere sociali e architettoniche che, ad oggi, in alcuni luoghi e menti, purtroppo permangono ancora. Tutti noi, indipendentemente dal ruolo che ricopriamo all’interno della società, abbiamo quindi il dovere di impegnarci per favorire l’uguaglianza sostanziale di tutti, come avevano già fatto i nostri padri costituenti che, all’articolo 3 della Costituzione, hanno attribuito alla Repubblica il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Alla luce di questo quindi, l’Italia, soprattutto a partire dagli anni ’90, con la promulgazione della legge quadro 104 del 1992, ha compiuto diversi passi avanti ma, la strada da percorrere, è ancora lunga. Il sistema paese nella sua interezza, valorizzando anche le forze inclusive dell’altruismo e della prossimità insite nel mondo del Terzo Settore e del volontariato, deve impegnarsi per rendere l’Italia un luogo nel quale, la fragilità, venga messa sempre più al centro della società e di ogni politica riguardante il futuro di tutti noi, nessuno escluso.
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