Opinione

I due tipi di preghiera che ci insegna il Vangelo

La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Il Vangelo di questa domenica (Mc 1, 29-39) è un insegnamento sulla preghiera. Nel breve brano evangelico, che racconta due momenti della vita di Gesù con i suoi discepoli, ci sono infatti due diversi richiami alla preghiera.

Il primo momento è quando Gesù entra nella casa di Simon Pietro dove c’è sua suocera malata: “La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Questo “parlare di lei” rappresenta la preghiera di intercessione. Non nel senso che si debba insegnare o informare Dio sulle condizioni di salute di qualcuno: Lui sa tutto delle situazioni. Sia quelle del mondo sia quelle personali. Quindi, la cosa che io posso fare è pregare (anche quando ci vengono affidate delle intenzioni…) affinché mi aiuti a intervenire in quelle situazioni, a fare concretamente tutto per quello che è possibile.

Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva”. Dopo che è avvenuta la guarigione, è interessante vedere che questa suocera si alza e prontamente inizia a servirli, a lavorare. La conseguenza della guarigione è dunque il servizio.

Nella preghiera di intercessione io dialogo con Dio per non essere solo ad affrontare le tante situazioni della vita. E il fine di tutto, quando la situazione si risolve verso il bene, è il servizio. Quindi: preghiera, guarigione e servizio. Questa è la prima parte del Vangelo.

Nella seconda parte del Vangelo troviamo Gesù che va sul monte a pregare: “Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava”. Torna dunque la preghiera, tema centrale di questo passo evangelico. In questo caso, si parla di preghiera personale.

Simone e gli altri lo vorrebbero strappare da questo momento per riportarlo tra la gente: “Tutti ti cercano!“, gli dicono. Ma le parole di Gesù sono come sempre diverse da quello che ci aspetteremmo: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!“. Lui risponde di No, che non sarebbe tornato indietro, ma avrebbe continuato il suo cammino altrove, negli altri villaggi, perché deve predicare il Vangelo anche lì. L’altro frutto della preghiera è infatti l’annuncio.

Riassumendo: il primo frutto della preghiera è l’impegno, il servizio, come meditato nella prima parte del Vangelo. La seconda parte dà un ulteriore arricchimento: il frutto della preghiera è l’annuncio. In altre parole: il servizio e l’annuncio della Parola nascono dalla preghiera, personale e di intercessione”.

don Saulo Scarabattoli

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