Opinione

Autismo e quotidianità: l’esperienza di una mamma

Che bello! Fra poco ci saranno le vacanze, si va al mare, si sta sotto l’ombrellone a prendere il sole, e i bambini in acqua tutto il giorno. Che relax! Non vedo l’ora! Eh no, caro mio, tu hai un bambino autistico, non puoi rilassarti, non puoi stenderti al sole, non puoi andare al bar a prendere una bibita, e non pensare di addormentarti sulla sdraio: devi sempre tenerlo per mano, non puoi mai mollarlo, devi stare ai suoi tempi, non farlo innervosire, non può camminare sulla sabbia, si scotta i piedini, stai attento che non si allontani, non parla, non saprebbe chiedere aiuto, non saprebbe ritrovarti. E fai in modo che non urli, che non saltelli, che non giri su sé stesso, perché magari la gente potrebbe infastidirsi e giudicarti una pessima madre, pensando che tuo figlio stia facendo capricci e non che sia invece nel pieno di una crisi.  Ecco questa è la nostra realtà, è difficile da immaginare se non la si vive in prima persona.

La disabilità è la nostra vita, condiziona completamente tutta la famiglia, gli altri figli non esistono più, anzi sono loro stessi che sanno di non dover dare fastidio. Mamma e papà sono completamente assorbiti dal figlio con disabilità, la priorità è farlo star bene, a scapito di qualunque altra cosa. Cosa potrebbe servire alle famiglie? Poter respirare, qualche volta, non tante. Poter tornare ad essere una coppia, concedersi una giornata solo io e te, moglie e marito e non solo mamma e papà di un bimbo con disabilità. Dare qualche attenzione anche ai fratelli e alle sorelle, seguirli intanto che fanno i compiti, non so, andare in piscina, o a fare shopping.  Che bello sarebbe.

Noi amiamo il nostro bambino con disabilità, lo amiamo incondizionatamente, follemente, non sapremmo stare senza di lui, e lui lo sa che è circondato dal nostro amore. Ci insegna tutti i giorni qualcosa di nuovo, ci fa stupire, siamo noi che dobbiamo ringraziare lui, e non viceversa. Però solo un’ora di relax sarebbe bella. Poi si torna sul pezzo più forti, un pochino meno stanchi. Tutti ci possono aiutare se vogliono. Tutti conoscono almeno una famiglia che ha un bambino con disabilità, soprattutto in una piccola provincia come quella in cui abito, dove ci conosciamo tutti. Allora andiamo ad aiutarle queste famiglie, vedrete che sarà bellissimo, curiamo un’oretta il loro figlio, assumiamoci questa responsabilità, offriamoci per portarlo a fare una passeggiata, al parco, sull’altalena che gli piace tanto. Quando entrerete nel mondo della disabilità, non vorrete più uscirne.

Emanuela Nussio

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