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Viaggio nell’Antico Egitto: inaugurata, al Museo Barracco, l’esposizione “All’ombra delle piramidi”

Un’autentica tomba egizia, fedelmente ricostruita all’interno delle sale del Museo di scultura antica “Giovanni Barraco”, situato in Corso Vittorio Emanuele, e pezzo forte della mostra “All’ombra delle piramidi”, visitabile fino al prossimo 28 maggio. Un’esposizione unica nel suo genere, grazie alla quale sarà possibile respirare appieno l’atmosfera della IV dinastia dell’Antico Egitto, l’epoca storica alla quale risale il sepolcro riprodotto (in scala 1:1), quello del dignitario Nefer, completo delle decorazioni originali, garantite grazie a un sistema di retroilluminazione. Un nome, quello scelto per l’esposizione del Museo (fondato grazie alle donazioni del barone Giovanni Barracco, nel 1904), poiché è proprio durante la IV dinastia (2575-2465 a.C.) che vennero edificate le grandi piramidi di Giza e, nondimeno, visse il suddetto funzionario reale, sovrintendente di tutti gli scribi del faraone, dei magazzini delle provviste e della “casa delle armi”.

Tra le opere donate dal fondatore del museo, vi è l’odierno simbolo del Barracco: la cosiddetta stele di Nefer, o stele “della falsa porta”, posta all’ingresso della sua mastaba (la struttura sepolcrale antenata delle piramidi), e acquistata dal barone a un’asta di Parigi, nel 1868. Una storia affascinante e aneddotica, quella del reperto “alfa” del Museo, iniziata addirittura a metà ‘800. Nel 1858, infatti, Napoleone Giuseppe Carlo Bonaparte, principe di Vestfalia e cugino di Napoleone III, volle organizzare una spedizione in Egitto per gustare il piacere della scoperta archeologica, cosa oggettivamente non desueta nell’Europa di allora: non va dimenticato che, in quegli anni, furoreggiava la moda dell’egittomania, e l’attrazione degli scavi suscitava non poco fascino nell’alta aristocrazia occidentale. Il viaggio del principe “Plon plon” (come era soprannominato), non venne poi effettuato, nonostante i ben 35 siti di scavo aperti appositamente dall’egittologo Mariette, ma il governatore egiziano, Said Pacha, provvide all’invio di un dono al suo mancato ospite: proprio la stele di Nefer.

Il reperto, in seguito, sarebbe diventato il primo pezzo del futuro museo istituito dal barone Barracco il quale, non avendo figli, donò la sua collezione d’arte alla città di Roma. La cappella ricostruita nell’ambito della retrospettiva, fu il dettaglio aggiunto dall’alto funzionario reale Nefer alla sua tomba, finemente decorata negli interni, la maggior parte dei quali, però, sono stati ripartiti nel corso degli anni nelle aule dei più importanti musei archeologici del mondo, tra i quali lo stesso Louvre. I rilievi originali sono riprodotti per immagini garantendo, in questo modo, una visione completa del sepolcro come doveva apparire nel suo aspetto originario. La mostra è stata promossa da Roma Capitale, dall’assessorato alla Crescita culturale e dalla Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali, mentre l’organizzazione è stata affidata a Zètema Progetto Cultura. L’ingresso sarà liberamente consentito da martedì a domenica, dalle ore 10 alle 16.

 

 

 

redazione

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