“Ripartire dalle periferie”: un mantra politico ripetuto e, il più delle volte, piuttosto difficile da mettere in pratica nel concreto di un’azione amministrativa. Parlando dell’area periferica della città di Roma, poi, il discorso si fa decisamente più complesso: da un punto di vista storico, prima ancora che politico, i quartieri al di là del Grande Raccordo anulare hanno conosciuto un incremento pressoché costante della popolazione, arrivando in alcuni casi ad assumere l’aspetto di vere e proprie città nella città. Niente di strano, quindi, che come tali vadano affrontate anche se, a ben vedere, di problematiche ne restano e, perlopiù, assumono la triste caratteristica dell’annosità. Ed è proprio in questo contesto che si è inserita l’odierna audizione della sindaca di Roma, Virginia Raggi, presso la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle periferie, nodo centrale non solo della sua amministrazione ma anche di quelle precedenti e, assai probabilmente, di quelle che verranno.
A tal proposito, la prima cittadina è stata piuttosto chiara: “Per noi le periferie sono di fatto al centro delle politica. Il nostro slogan è che devono tornare a essere centro storico”. Una posizione speculare a quella che, trascorso ormai un anno dall’insediamento della prima giunta pentastellata a Roma, la sindaca aveva posto come base in campagna elettorale. A tal proposito, Raggi ha ribadito che sono stati investiti “moltissimi fondi e fatto sforzi per le periferie, penso alla campagna ‘Roma ascolta Roma’ o ai punti internet Roma facile”, sottolineando una “disagevole” situazione urbanistica incontrata: “Roma è ormai una città quasi tutta periferica… e noi stiamo andando a sistemare tutte le situazioni che abbiamo trovato: una sorta di far west nell’urbanistica e nei servizi. Noi stessi veniamo dalle periferie, io ci abito, quindi conosciamo bene la situazione e ci stiamo investendo sforzi e risorse”.
Un punto della situazione, insomma, non dissimile da quelli fatti finora, a 12 mesi esatti dall’inizio dell’operato a Cinque stelle nella Capitale. Va detto che, al netto delle azioni intraprese, il nodo “periferico” resta comunque piuttosto intricato. A influire, in modo pressoché decisivo, proprio il fattore dell’annosità, particolarmente riscontrabile in quartieri limitrofi, ad esempio nella zona orientale dell’Urbe, dove è peraltro piuttosto forte l’azione dei cittadini a tutela dei propri territori di appartenenza. A questo proposito, Raggi ha evidenziato come negli anni “la totale assenza dell’amministrazione nella regolamentazione del territorio e delle politiche che ha prodotto un abbandono totale di moltissimi luoghi”. Considerazione che di certo coincide con la realtà territoriale di molti quartieri e, allo stesso modo, con la speranza che all’evidenza possa affiancarsi una linea d’azione finalmente concreta.
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