Nonostante tutto, non sembra ancora esserci luce sulla questione Mes. Perlomeno non abbastanza da convincere il premier Conte a mettere da parte le riserve e accettare le risorse comunitarie per rilanciare il Paese dopo la quarantena imposta dal coronavirus. A mordere il freno, negli ultimi giorni, è stata l’ala dem della maggioranza che, per voce del segretario Nicola Zingaretti, torna alla carica per scacciare le nubi da Palazzo Chigi e procedere con l’attivazione della misura di sostegno europea: “Basta tergiversare quei soldi sono utili alla sanità. Dico sì al Mes senza se e senza ma. Serve un cambio di rotta, il servizio sanitario va letto come grande driver di sviluppo e di benessere”.
Il punto, secondo il segretario del Partito democratico, è che “il Mes è stato criticato e combattuto da molti, ma ora è uno strumento finanziario totalmente diverso da quello del passato”. Il che, in un’ottica di utilizzo, scongiurerebbe i rischi corsi in passato con altri contesti in difficoltà, come quello greco: “Le destre sono abituate a cavalcare i problemi e non a trovare soluzioni per risolverli. Chi sta governando l’Italia ha il compito opposto. Io non credo possiamo permetterci ancora di tergiversare. La danza immobile delle parole, slogan, furbizie lasciamoli alle destre, noi anche nel nostro partito dedichiamoci a dare risposte alle persone e ricostruire l’Italia uniti”.
In un post apparso su Facebook, Zingaretti elenca addirittura dieci ragioni per cui il Mes potrebbe rappresentare uno strumento decisivo. Innanzitutto investire nella ricerca, poi altri aspetti sostanziali, quali la rivoluzione (e la digitalizzazione) del sistema sanitario, la garanzia dell’accesso alle terapie e l’incremento dei posti finanziati per gli specializzandi. Strategie che, a detta del governatore del Lazio, rappresenteranno il volano ideale per la modernizzazione del comparto sanitario nazionale. Il paradosso è che, nelle ultime ore, il consenso al Mes è arrivato trasversalmente nella classe politica del nostro Paese. Ultima dei favorevoli Forza Italia, che addirittura ha posto come condizione il voto sullo scostamento di bilancio. E l’ultimatum della capogruppo al Senato, Anna Maria Bernini, è stato chiaro: basta coi “nì”, altrimenti niente voto.
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