“Siamo più di un milione, grazie a tutti per essere qui, famiglie da ogni regione d’Italia”. Così ha esordito Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato “Difendiamo i nostri figli” dando il via questo pomeriggio alla manifestazione nazionale organizzata in piazza San Giovanni a Roma per riaffermare il diritto di ogni padre e madre a educare i figli rigettando con forza il tentativo di infiltrare nella scuola la teoria gender, ma anche contro il disegno di legge che equipara il matrimonio costituzionale, così come fino ad oggi è conosciuto, ad altre forme di unioni, comprese quelle tra persone dello stesso sesso, una realtà ormai prossima grazie al ddl Cirinnà attualmente in discussione in Senato.
Una grande manifestazione popolare che come è stato più volte sottolineato, non è da confondere con il “Family Day” o con un evento cattolico, ma un’iniziativa nata dal basso al quale non hanno mancato di dare il loro sostegno rappresentanti delle varie etnie africane della città, il Rabbino capo della comunità ebraica di Roma Riccardo Di Segni e un Imam salito sul palco per confermare che quello che vogliono portare dentro le scuole è ” un progetto pericoloso che vuole inquinare i nostri figli. Un percorso cattivo per l’umanità. Con la vostra forza possiamo sconfiggerlo”.
“Il segretario del Papa – ha spiegato il neuroscienziato Gandolfini – mi ha detto che Bergoglio ha risposto così a una mia lettera: ‘Bisogna agire contro queste ideologie, contro l’ideologia gender’. Sappiate che il Santo Padre sta con noi”.
“Sono qui per parlare della differenza tra maschile e femminile – ha spiegato nel suo intervento la giornalista Costanza Miriano – e non so da dove cominciare, perché la differenza è talmente tanta e talmente evidente, che mi sembra davvero di sguainare la spada per dire che le foglie sono verdi in estate, e che due più due fa quattro. L’insofferenza a tutto quello che parla di maschio e femmina ha raggiunto il parossismo, e nell’epoca della comunicazione si restringe sempre di più il campo delle cose che si possono dire liberamente, c’è una sorta di polizia del pensiero”. Così ha ricordato le parole di Giorgio Gaber che con il suo stile unico, elegante e scomodante entra nel cuore della questione: “E’ dallo scontro incontro tra un uomo e una donna che si muove l’universo intero. All’universo non importa niente dei popoli e delle nazioni. L’universo sa soltanto che senza due corpi differenti e due pensieri differenti non c’è futuro.”
Partecipazione massiccia anche dal mondo della politica che proprio nei giorni scorsi ha visto nascere, con un centinaio di iscritti tra deputati e senatori, il “Comitato parlamentare per la famiglia” con adesioni da Area popolare, Forza Italia, Lega, gruppo misto e Per l’Italia. Tra i promotori Alessandro Pagano (Ap), Maurizio Gasparri, Maurizio Sacconi, Carlo Giovanardi, Roberto Formigoni, Paola Binetti, Eugenia Roccella. A sostenere la manifestazione c’è anche il leader di Ncd e ministro dell’interno Alfano che ha dichiarato: “Noi siamo per un ‘sì’ forte e chiaro alla lotta contro ogni forma di discriminazione e, allo stesso tempo, siamo per un ‘no’ determinato alla teoria Gender che non si fonda sul giusto rispetto delle diversità, ma mira a togliere ai genitori il ruolo naturale di educatori dei propri figli. In questo quadro la scuola ha il compito di supportare l’educazione genitoriale, ma non di sostituirla”.
Non sono mancate le polemiche di chi come il sottosegretario alle Riforme del governo Ivan Scalfarotto che ha definito l’evento “inaccettabile”. Critiche anche dalle associazioni di attivisti omosessuali che protestano con il tag #familygay e da Sel, con la campagna web #chiconoscenonhapaura e sottolinea che “la famiglia è ovunque ci sia amore”.
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