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Strage famiglia di Sacile: figlia condannata all’ergastolo

La Corte d’Assise di Gostivar, in Macedonia, ha condannato all’ergastolo Blerta Pocesta, di 29 anni, per il triplice omicidio dei propri genitori e della sorellina di 14 anni, strage familiare commessa a colpi di pistola la notte del 25 agosto 2018 nella cittadina di Debar: ne dà notizia la Polizia di Stato di Pordenone, che sulla vicenda aveva indagato in quanto la famiglia macedone risiedeva a Sacile (Pordenone) da oltre 20 anni.

Una famiglia normale

Il padre, di 54 anni, lavorava come operaio in una ditta del luogo; la madre, di 53, era dipendente in una impresa di pulizie. La coppia, con la figlia ultimogenita, si erano recati nel paese d’origine a Debar per partecipare a un matrimonio ma la mattina della cerimonia furono trovati privi di vita nelle loro camere da letto, assassinati a colpi di pistola. Immediate le indagini della Procura della Repubblica di Pordenone in raccordo con quella macedone, attività coordinate dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato e dal Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia, con il contributo della Squadra Mobile di Pordenone e del Servizio Polizia Scientifica.

Dissapori

Come ripercorre Ansa, furono gli investigatori italiani a scoprire che il giorno precedente al matrimonio, all’insaputa della sorella di 22 anni che è sempre rimasta in Italia, Blerta Pocesta si era recata in aereo da Venezia in Macedonia per uccidere nel sonno i genitori e l’altra sorellina, facendo subito dopo rientro in Italia. Determinanti furono i riscontri e gli accertamenti investigativi effettuati sul versante italiano per la definizione del processo celebratosi in Macedonia. La ragione del triplice delitto sarebbe dovuta a profondi dissapori maturati all’interno della famiglia e che si sarebbero inaspriti con il passare degli anni. La magistratura macedone, come riporta il quotidiano Il Gazzettino oggi in edicola, ha condannato anche i due complici della ragazza, macedoni del posto, rispettivamente a 10 e 3 anni di reclusione per aver il primo dato assistenza alla giovane nei movimenti in madrepatria e il secondo per aver procurato l’arma del delitto, una pistola semiautomatica clandestina.

Milena Castigli

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