“Questo virus non ci sconfiggerà. Al contrario. Ci renderà più forti come società“. Un discorso di simile gravità il re Felipe VI di Spagna lo proclamò probabilmente solo in occasione della stagione indipendentista della Catalogna. Ora, il sovrano iberico torna a guardare negli occhi il proprio popolo, sconvolto dall’emergenza coronavirus: la Spagna è il secondo Paese europeo per numero di contagi (14.535) e decessi (630). Numeri impietosi, drammatici che costringono il popolo spagnolo a guardarsi negli occhi, a mettere da parte le differenze e a fare quadrato per resistere all’emergenza. Insieme stavolta: “Sono sicuro – ha detto re Felipe – che daremo ancora una volta esempio di responsabilità, senso del dovere, civiltà e umanità, di dedizione e sforzo e, soprattutto, di solidarietà nei confronti dei più vulnerabili. Nessuno deve sentirsi solo o indifeso”.
Un messaggio che vuole smuovere la coscienza della sua Nazione, spesso alle prese con divisioni interne che ne hanno impedito la creazione di un vero e proprio senso di unità. Quello a cui, però, il re oggi richiama tutti, invitando “a mettere da parte le differenze” e a “restare uniti contro una minaccia molto grave” che riguarda il Paese intero. Un discorso relativamente breve, appena sette minuti davanti alle bandiere spagnole ed europee, occhi negli occhi con la Nazione attraverso gli schermi tv. Un tempo sufficiente a far passare l’appello che ci si aspettava, in un momento storico in cui un’emergenza sanitaria richiede a uno Stato di dimostrarsi tale. Un ringraziamento particolare, Felipe VI lo ha rivolto agli operatori sanitari, che quotidianamente affrontano l’epidemia, oltre che alle famiglie che hanno perso una persona cara: “A loro – ha detto il re – va il pieno supporto della Spagna“.
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