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Situazione Covid in Lombardia. La Regione ha chiesto da giovedì 22, coprifuoco dalle 23 alle 5

Vista la situazione che sta versando in Lombardia, le autorità regionali, hanno chiesto al governo un “coprifuoco” dalle 23 alle 5 di ogni giorno con decorrenza  da giovedì 22 ottobre. Chiedono, inoltre, avendo “preso atto di quanto rappresentato dal Comitato Tecnico Scientifico lombardo”, il ridimensionamento degli spostamenti, ad esclusione di casi “eccezionali”, come consentire il movimento per motivi di salute, lavoro e comprovata necessità.

Per quanto concerne le attività, vorrebbero procedere alla chiusura, nelle giornate di sabato e domenica, della media e grande distribuzione commerciale, “tranne che per gli esercizi di generi alimentari e di prima necessità”

La proposta, sembra già accettata sostanzialmente dal Governo, arriva all’unanimità dai sindaci di tutti i Comuni capoluogo della Lombardia, dal presidente dell’Anci Lombardia, Mauro Guerra, dai capigruppo di maggioranza e di opposizione e dal governatore della Regione Attilio Fontana.

Le parole di Speranza

«Sono d’accordo sull’ipotesi di misure più restrittive in Lombardia. Ho sentito il Presidente Fontana e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e lavoreremo assieme in tal senso nelle prossime ore”- così ha dichiarato il Ministro della Salute, Roberto Speranza.

La previsione della Commissione indicatori

La “Commissione indicatori” istituita dalla direzione generale del Welfare della Regione ha previsto che al 31 ottobre potrebbero esserci circa 600 ricoverati in terapia intensiva e fino a 4.000 in terapia non intensiva. Al momento, i ricoverati in terapia intensiva sono 113 mentre i ricoverati con sintomi  1.136. Lo scorso marzo, la Lombardia è arrivata a curare fino a 1.300 malati di Covid in terapia intensiva. Fino all’11 ottobre scorso, il tasso di occupazione dei posti in terapia intensiva, in Regione, era del 5,6%.

Nella regione lunedì sono stati registrati 1.687 nuovi positivi, con una percentuale dei positivi in rapporto ai tamponi effettuati più alta di quella nazionale (11,5 %).

Il contagio

Vittorio Demicheli, Direttore sanitario dell’Ats Milano, ha spiegato che “non riusciamo a tracciare tutti i contagi. Chi sospetta di aver avuto un contatto a rischio o sintomi stia a casa”. Il Direttore sanitario ha invitato “le autorità a prendere decisioni un po’ più incisive”, e ha spiegato che durante la prima ondata “Milano era stata colpita marginalmente: quello che vediamo è che il contagio circola più velocemente nelle zone che sono state meno colpite la volta scorsa, quando è intervenuto il lockdown”.

Attualmente Milano risulta essere  il cuore dell’epidemia. Infatti, per l’Ats l’indice di contagio Rt è a 2. Ciò significa che una persona infetta oggi ne contagia, in media, due. Di conseguenza, le misure di contenimento adottate finora (mascherine, divieto di assembramenti e distanziamento sociale). sono state inefficaci.

Giulia Ficarola

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