Sabato Santo, 11 aprile, alle 17, davanti alla Sindone, nella cappella della cattedrale dove il telo è custodito, è iniziata una liturgia di preghiera e contemplazione, trasmessa sia in diretta televisiva sia sui canali e le piattaforme social. L’ha annunciata l’arcivescovo di Torino e Susa, mons. Cesare Nosiglia, due giorni fa in diretta streaming. E’ il presule a presiedere il momento di preghiera.
“In questo sabato santo giorno di sosta presso il sepolcro del Signore, giorno di attesa della Sua resurrezione, ci uniamo al gemito di tutta l’umanità che attende di essere liberata dalla pandemia che uccide e toglie vita. In questa attesa, ci viene incontro il volto di Gesù nella sindone”, esordisce mons. Nosiglia.
Poi, le contemplazioni: il corpo, le mani, il cuore. Pur trafitti, hanno ancora qualcosa da donare all’umanità. Il suo amore genera vita. Come dal costato è stata tratta Eva, dal suo costato trafitto è scaturito il miracolo di tutta la Chiesa.
Poi, la lettura del Vangelo secondo Luca, sulla morte e la deposizione del corpo di Cristo. “‘Padre nelle tue mani consegno il mio spirito’. Poi spirò”. “La sindone è l’icona del sabato santo, in attesa dell’evento stupendo e atteso della sua Resurrezione che illumina di luce la Pasqua”. ha detto mons. Nosiglia. “In questi tempi travagliati molti credenti non hanno più occhi per riconoscere accanto a loro il Signore che li aiuta ad affrontare con coraggio l’epidemia”. “La sindone ci aiuta ad andare oltre e scoprire il messaggio di morte e di vita strettamente congiunte nel Cristo” facendo scaturire “speranza e fede nel cuore dei fedeli”. “Attraverso la Sindone ci arriva la parola di Dio: l’amore incarnato nel Figlio”. La sindone ci dice: “Abbi fiducia, la forza del Risorto vince ogni avversità, anche la morte. Più forte è l’amore”, conclude l’arcivescovo di Torino e Susa.
Poi, mons. Nosiglia ha fatto la preghiera per l’affidamento a Dio dei morti e dei malati in tutto il mondo. La preghiera per i medici, i sanitari, gli operatori sociali. “Tu, conforto nella fatica, allontana da noi ogni male, liberaci dall’epidemia per tornare sereni a lodarti con il cuore rinnovato”. “In te – conclude – noi confidiamo e alziamo la nostra supplica”. L’arcivescovo termina la preghiera straordinaria alla Sindone con la benedizione finale.
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