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L’allarme dell’Iss: ecco per quanto tempo il virus rimane sulle mascherine

In questi ultimi mesi, a causa dell’emergenza sanitaria nel nostro Paese causata dal diffondersi del coronavirus, abbiamo dovuto, per la nostra sicurezza e salute, imparare a convivere con nuove regole, come il distanziamento sociale, e ad indossare i dispositivi di protezione individuale, come le mascherine. Sono molte le fake news che sono girate, molti i consigli fai da te su come pulirle e renderle nuovamente sterili per poterle riutilizzare.

Le raccomandazioni dell’Iss

In questi ultimi giorni, l’Istituto Superiore si Sanità ha redatto un documento dal titolo “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza Covid-19“, pubblicato sul loro portale, nel quale vengono fornite informazioni e raccomandazioni sulla pulizia e sanificazioni delle superfici e sul corretto utilizzo delle mascherine. Riguardo alla stabilità nel tempo del SARS-CoV-2 su differenti superfici il rapporto fornisce una tabella che mostra, tra l’altro, come sul tessuto le particelle virali infettanti sono state rilevate fino a 24 ore dopo la contaminazione mentre nello strato interno delle mascherine chirurgiche sono state rilevate fino a 4 giorni dopo.

Il rischio infettivo e l’impatto ambientale

“I dati riportati sono il frutto di evidenze di letteratura scientifica- spiega all’ANSA Paolo D’Ancona, medico epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) – ma vanno declinate in base alle situazioni ambientali, ad esempio i coronavirus resistono meglio a temperature basse e in ambienti umidi. Il fatto che sopravvivono, inoltre, non significa di per sé che trasmettano la malattia: se ci sono poche particelle virali,infatti, la carica infettante è minore. Purtroppo però non si conosce quale sia la dose minima per infettare, anche perché dipende anche dalle difese immunitarie dei singoli individui. Pertanto, bisogna stare sempre molto attenti“. Questo spiega l’attenzione degli esperti, soprattutto nella Fase 2 in cui ci sarà una ripresa della circolazione delle persone e un grande utilizzo di dispositivi di protezione individuali. “Le mascherine lavabili – prosegue D’Ancona – vanno usate una volta sola e poi messe subito in lavatrice, senza poggiarle sui mobili. Quelle monouso vanno gettate nella raccolta indifferenziata subito dopo l’utilizzo. In entrambi i casi vanno toccate solo sugli elastici, lavandosi prima e dopo le mani. Attenzione infine a non gettarle a terra, il rischio infettivo è minimo ma l’impatto sull’ambiente è alto“.

La differenza tra sanificazione e detersione

Il rapporto precisa, inoltre, la distinzione tra termini oggi molto utilizzati, come la sanificazione, un “complesso di procedimenti e operazioni” di pulizia che comprende il ricambio d’aria in tutti gli ambienti, e la disinfezione, ovvero il trattamento per abbattere la carica microbica che va effettuato utilizzando prodotti disinfettanti autorizzati dal Ministero della Salute. C’è poi la detersione, che consiste nella rimozione dello sporco ed è un’azione necessaria prima della disinfezione, perché “lo sporco è ricco di microrganismi che visi moltiplicano e sono in grado di ridurre l’attività dei disinfettanti”. I prodotti che vantano un’azione disinfettante, ovvero in grado di uccidere patogeni, infine, “non vanno confusi con detergenti e igienizzanti”. Per questi ultimi, infatti, non è prevista alcuna autorizzazione.

Manuela Petrini

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