Giornata campale a Montecitorio, dove saranno le chiame delle 22.30 di oggi a decidere le sorti della riforma della Giustizia. Il governo ha infatti posto la fiducia alla Camera, dopo che le pregiudiziali di costituzionalità erano state respinte. Il tutto al culmine di una seduta carica di tensione. Ore di dibattito in Aula, conferenza dei capigruppo a interrompere la chiusa e, infine, la decisione di rimandare tutto al giorno successivo. Si comincerà alle 20.45 con le dichiarazioni di voto sulle due fiducie (che riguarderanno entrambi gli articoli della riforma della Giustizia), per poi passare direttamente alle chiame. Ogni gruppo avrà un’unica dichiarazione. Questo quanto deciso, d’intesa comune, fra i vari capigruppo.
Non è stata una giornata semplice quella che ha visto la Camera dei Deputati riunirsi per discutere di una riforma attesa ma ancora in bilico fra polemiche e defezioni. La decisione del governo è stata riferita dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, e accolta rumorosamente dai deputati di Alternativa che, in piena contestazione, hanno occupato i banchi del governo. Marcato, invece, l’ostruzionismo di Fratelli d’Italia, che hanno più volte interrotto la discussione sulla riforma della Giustizia con richiami al regolamento ed esposizione di cartelli. Respinta, dal presidente Roberto Fico, la richiesta di voto a scrutinio segreto.
Turbolenze anche fra i Cinque stelle. Quaranta deputati hanno deciso di non partecipare al voto sulle pregiudiziali di incostituzionalità presentate dai partiti di minoranza. Una decisione che ha mandato su tutte le furie l’ex premier Giuseppe Conte, che non fa nulla per nasconderlo. “E’ vero che era domenica, che la nostra presenza non era fondamentale ma chi vuole bene al M5s partecipa alle votazioni ed ai processi decisori compattamente”.
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