Primo piano

Elizabeth Warren, dal ritiro all’incognita endorsement

Era stata la prima a scendere in campo e, ora, una delle ultime ad arrendersi. Elizabeth Warren l’ha portata avanti finché ha potuto la sua candidatura, aprifila di una nutrita schiera di aspiranti candidati democratici che, nel periodo di maggior splendore, era arrivata a raccogliere ventisei possibili anti-Trump. L’ondata di consensi iniziali, però, non è bastata alla senatrice del Vermont, vera sconfitta di un Super Tuesday che ha segnato il ritorno in grande stile di Joe Biden e certificato la scarsa voglia dei sostenitori democratici di sganciarsi troppo dall’establishment dem che fu dell’era Obama-Clinton. Una logica che ha progressivamente sfoltito la schiera dei candidati, focalizzando la corsa al ruolo di sfidante per la Casa Bianca sul dualismo Sanders-Biden.

Posizioni progressiste

Perlomeno agli esordi, magari perché la prima o anche per qualche idea innovativa che aveva stuzzicato books ed elettori, una Elizabeth Warren alla Casa Bianca sembrava uno scenario affascinante per molti. Particolarmente caldo era stato il suo invito a rivedere il sistema sanitario nazionale (auspicandone la gratuità), riformare quello dell’immigrazione e aumentare la vigilanza sulla Borsa di New York, con un occhio vigile all’emergenza ambientale e accorgimenti come una maggiore tassazione per i redditi più elevati.

Gradimento in discesa

Posizioni che l’avevano portata, già nei primi dibattiti, se non in testa perlomeno alla pari con il rivale più accreditato, Bernie Sanders, di sicuro ben più avanti degli altri aspiranti candidati. Una popolarità via via scemata, a beneficio delle posizioni meno progressiste forse ma più sagaci nel rendersi appetibili a stampa ed elettorato. Col paradosso che, proprio il suo cavallo di battaglia (la riforma sanitaria), ha finito per essere l’elemento di discordia della sua campagna elettorale, per via di posizioni apparse progressivamente meno chiare. Specchio di una campagna che, nonostante l’interesse mediatico

Toto-sostegno

In sostanza, lo snodo del Super Tuesday ha, come previsto, ridotto all’osso la rosa dei nomi (resiste Tulsi Gabbard, ma con possibilità praticamente nulle di insidiare i due di testa) e segnato un punto di svolta sostanziale in favore di Sanders e Biden, anche considerando il terzo posto ottenuto da Warren nel suo Massachusetts. Forse l’elemento decisivo a convincere l’unica vera alternativa ai due leader a lasciar perdere. Aprendo, praticamente subito, il dibattito su quale dei due deciderà di appoggiare. Non è chiaro per ora, e lei chiede tempo per pensarci. Quasi sicuramente, sarebbe l’endorsement decisivo. Di sicuro lo sarebbe per Biden, che dalla sua ha già Amy Klobuchar, Pete Buttigieg, Susan Rice e Beto O’Rourke.

 

Damiano Mattana

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