“Continuiamo a pregare per porre fine al conflitto. Non può non esserci pace, perché senza di essa c’è solo la fine”, sono le parole del cardinale Matteo Zuppi che, a “Casa Italia”, ha ricevuto la visita dei vescovi ucraini.
Visita a sorpresa questa mattina a “Casa Italia”, punto di riferimento per i pellegrini italiani che sono arrivati a Lisbona per la Gmg. I vescovi ucraini della Chiesa greco-cattolica Ivan Kulyk (Eparchia di Kamyanets-Podilskyi degli Ucraini) e Maksym Ryabukha (Esarcato arcivescovile di Donetsk) e della Chiesa cattolica di rito latino Oleksandr Yazlovetskiy (ausiliare di Kyiv-Zhytomyr) che accompagnano 500 ragazzi, hanno raggiunto i confratelli italiani per condividere un momento di preghiera e di fraternità. I presuli hanno dialogato e pranzato insieme. “È stata un’occasione per rinnovare la solidarietà: molti sono i legami con la Chiesa in Italia. Questo conforta, dà speranza e risposte concrete. Continuiamo a pregare per porre fine al conflitto. Non può non esserci pace, perché senza di essa c’è solo la fine”, ha sottolineato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei. “Abbiamo avuto modo di esprimere ancora una volta la vicinanza delle Chiese in Italia alle comunità ucraine. Da Lisbona, dove i giovani del mondo intero si sono radunati per la Gmg, rilanciamo un messaggio di fratellanza e di pace“, ha affermato mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei. “Siamo qui per condividere le storie concrete e il vissuto delle nostre comunità, ma anche per dire la nostra riconoscenza per quello che il popolo italiano sta facendo per noi ucraini. E poi è anche un momento di gioia e di festa, con tanti giovani”, ha aggiunto mons. Ryabukha. “Siamo venuti a ‘Casa Italia’ per rinnovare il nostro ringraziamento ai vescovi italiani per quanto stanno facendo per le nostre Chiese. Già prima della guerra, c’era una vicinanza che passava attraverso tanti progetti della Caritas, ora si è rafforzata attraverso le relazioni costruite nel tempo e i legami nati nel periodo della nostra formazione in Italia”, ha concluso mons. Yazlovetskiy.
Fonte Ansa
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