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BERLUSCONI, CONDANNE E POLITICA

E’ tutto un equilibrio sopra la follia, canta in una celebre canzone Vasco Rossi. Ecco, dopo una giornata come quella trascorsa, stabilire quale sia l’equilibrio e quale la follia è materialmente impossibile. Nel giro di poche ore si sono scomposti e ricomposti quadri e posizioni politiche particolarmente importanti. Procediamo con ordine. I giudici della I sezione penale del Tribunale di Napoli hanno condannato il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, a 3 anni (ma sarà certamente fatto ricorso in Cassazione, e nelle more interverrà la prescrizione) per concorso in corruzione insieme a Valter Lavitola, nell’ambito della vicenda per la compravendita di senatori avvenuta secondo le toghe nel 2008, che causò la caduta del governo Prodi. Durante la requisitoria la Procura aveva chiesto 5 anni per il Cavaliere e 4 anni e 4 mesi per Lavitola. Comminata anche l’interdizione dai pubblici uffici. Una batosta, non c’è dubbio. Anche perché i dubbi, stavolta, sembrano essere superiori alle certezze.

Davvero Berlusconi aveva bisogno dell’ex senatore De Gregorio? Oppure era vero l’esatto contrario? La storia, dirà chi aveva ragione, molto più che una sentenza. Nella stessa giornata il senatore del Nuovo centrodestra- Area popolare, Antonio Azzollini, si è dimesso da presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama. Tutto è stato comunicato con una lettera inviata al presidente del Senato Pietro Grasso. In serata la Giunta per le immunità del Senato ha detto sì alla richiesta di arresto, ai domiciliari, avanzata dalla procura di Trani nell’ambito dell’inchiesta sul crac della casa di cura Divina Provvidenza di Bisceglie. La decisione della Giunta ora passa al vaglio dell’Aula del Senato che con un voto dovrà approvarla o bocciarla.

La magistratura da una parte e il “tribunale” dei parlamentari dall’altra sono tornati a decidere come deve muoversi la politica italiana. E’ questa la nuova politica? E’ questo il nuovo conio del corso renziano? Oppure siamo di fronte ad una presunta anormalità che diventa regola? Difficile tracciare una riga e tirare le somme. Perché il caso Berlusconi, mai come questa volta, porta con sé l’odore acre della sentenza politica, che va al di là di codici e codicilli, per colpire al cuore il sistema. Ma se lo ha fatto Berlusconi lo hanno fatto anche gli altri? Voto di scambio e compravendita di deputati hanno colore oppure sono neutri? Difficile volare sopra la follia, cercando un equilibrio.

E lo stesso ragionamento vale per il caso Azzollini. E’ del tutto evidente che attorno a quel voto si è snodata una partita interna alla maggioranza, fra Pd e Ncd, con sommersi e salvati. Ragion di Stato e governo da salvare, poltrone da tutelare e richieste del Paese da ignorare. E qui non c’è equilibrio o follia, ma molto mercanteggiamento politico. In Transatlantico girava una domanda: perché si ferma Berlusconi e si manda fuori pista Azzolini mentre si salva il sottosegretario Castiglione, altro esponente Ncd, indagato per il Cara di Mineo? Certo, la politica ha sempre vissuto di queste cose, di sommersi e salvati. Ma non per questo deve prevalere l’assuefazione, l’abitudine. Tutta l’indignazione usata contro Berlusconi dalla sinistra era solo materia d’ordinanza oppure era operazione mediatica? Altra difficile domanda da sciogliere. La speranza che, prima o poi, tutti i fattori tornino al loro posto e l’equilibrio prevalga sulla follia.

Macario Tinti

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