La vaccinazione anti-Covid “è indicata sia in gravidanza sia in allattamento e non emergono particolari problemi di sicurezza in questa categoria di popolazione”. Lo chiarisce l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), sottolineando l’assenza di evidenze che suggeriscano che i vaccini possano influenzare negativamente la fertilità in entrambi i sessi. L’Agenzia evidenzia inoltre “la necessità di vaccinare le donne incinte, alla luce anche dei rischi legati all’insorgenza del Covid-19 per la madre o per il feto”.
Secondo gli esperti, le pazienti in gravidanza affette da Covid sintomatico “sembrano essere a maggior rischio di malattia grave rispetto alle pazienti non in stato di gravidanza, soprattutto in presenza di comorbilità”. Oltre al rischio per il feto, si sottolinea, “l’infezione comporta un rischio per la donna in gravidanza. L’infezione è infatti associata a un maggior rischio trombotico e può enfatizzare ulteriormente lo stato di ipercoagulazione che si manifesta durante la gravidanza. Pertanto le donne incinte risultano a maggior rischio di sviluppo di trombosi venosa profonda, embolia polmonare e ictus in seguito al Covid.
Al 26 dicembre 2021 sono state inserite complessivamente nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza 117.920 segnalazioni di sospetto evento avverso successivo alla vaccinazione anti-Covid. Su un totale di 108.530.987 iniezioni, il tasso di segnalazione si attesta su 109 segnalazioni ogni centomila somministrazioni, indipendentemente dal vaccino e dalla dose. L’83,7% (98.717) delle segnalazioni inserite è riferita a eventi non gravi e il 16,2% (19.055) a eventi avversi gravi.
Gli eventi avversi gravi ad esito fatale dopo la vaccinazione anti-Covid sono “rari: si tratta di 456 eventi dopo la prima dose, 267 dopo la seconda e 35 dopo la terza, con un’età media di 79 anni, ma al momento solo 22 eventi sono risultati correlabili alla vaccinazione (0,2 casi per per milione di dosi). Si tratta di 2 eventi sistemici, 10 trombosi e 10 fallimenti vaccinali in pazienti fragili per cui i pazienti si sono infettati e deceduti per covid”. Lo ha affermato Pasquale Marchione, dell’Ufficio Gestione dei segnali dell’Aifa, alla presentazione del “Rapporto annuale sulla sicurezza vaccini anti-COVID” di questa mattina, 9 febbraio [qui il link al documento completo, ndr].
Le miocarditi e pericarditi “colpiscono adolescenti e giovani adulti nella popolazione sana con una certa frequenza. Dopo la vaccinazione anti-Covid, c’è maggior rischio di miocardite nei 14 giorni dopo la vaccinazione soprattutto nel sesso maschile ma è un evento molto raro, pari a 2 casi per un milione di dosi somministrate, e in una elevata percentuale di casi c’è la risoluzione del problema. Le pericarditi hanno un andamento simile. Né per miocarditi né per le pericarditi sono stati segnalati decessi”, ha aggiunto Marchione riportato nel suo intervento da Ansa.
“Mentre all’inizio della campagna vaccinale abbiamo avuto dei picchi di segnalazioni, per la novità e anche perché i primi vaccinati sono stati i sanitari, man mano sono diminuite le segnalazioni e si è arrivati a un effetto plateau perché ora vengono segnalati prevalentemente gli eventi gravi. Il maggior numero di segnalazioni è concentrato entro i 60 anni e maggiormente nel sesso femminile”, ha aggiunto Anna Rosa Marra, Dirigente Area Vigilanza post-marketing dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), sempre durante la presentazione del “Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID“.
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