Si è conclusa in Italia e all’estero, l’operazione ‘Rinascita 3 – Assocompari’, coordinata dalla DDA di Catanzaro che, a Genova, ha portato i militari del nucleo investigativo del comando provinciale dei Carabinieri, sulle tracce di un noto affiliato alla cosca Bonavota di Sant’Onofrio e indagato per associazione di tipo mafioso, riciclaggio internazionale, trasferimento fraudolento di valori, truffa internazionale e altri reati.
Le mani della ‘ndrangheta si stavano allungando anche sui cantieri del Chiavarese, in provincia di Genova, e nello Spezzino. È quanto emerge dalle carte dell’inchiesta “Rinascita 3- Assocompari” della Dda di Catanzaro e del Ros che ieri ha portato all’arresto di otto persone. Al centro dell’inchiesta, è emerso, c’è Giovanni Barone, affiliato alla cosca Bonavota di Sant’onofrio, indagato per associazione di tipo mafioso, riciclaggio internazionale, trasferimento fraudolento di valori, truffa internazionale ed altri reati. La figura di Barone è emersa dalle indagini del nucleo investigativo di Genova che lo avevano individuato come persona di interesse, dopo alcune vicende che lo hanno visto coinvolto in Lombardia (2008-2009) e Veneto (2010-2012).
Il suo modus operandi era sempre lo stesso e lo voleva mettere in atto anche in Liguria: Barone doveva infiltrare la cosca Bonavota nei lavori edili grazie all’intermediazione dei rappresentanti della cosca presenti a Genova, Onofrio Garcea, all’epoca in carcere ma in stretto contatto con il figlio Davide. Nel corso dell’indagine dei carabinieri genovesi, attraverso intercettazioni e pedinamenti, erano stati documentati numerosi incontri di Davide Garcea con importanti esponenti della cosca Bonavota arrivati dalla Calabria e poi arrestati nell’ambito dell’indagine Rinascita-Scott. L’obiettivo era di riciclare denaro soprattutto attraverso l’edilizia.
Gli investigatori genovesi hanno ricostruito che Giovanni Barone, sempre agli ordini della cosca Bonavota, adocchiava le aziende edili in gravi difficoltà economiche e ne acquisiva il controllo tramite aziende italiane a lui riconducibili ed alcune società con sedi in Inghilterra (Liquid Finance Limited) e Ungheria (Umbrella Corporation kft). Una volta acquisito il controllo le aziende edili venivano usate per riciclare i soldi ottenuti con l’importazione di droga.
Fonte: Ansa
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