Ancora sangue e violenza in Yemen: sono almeno 165 i civili, tra cui 53 bambini e 23 donne, rimasti uccisi nei violenti combattimenti che hanno assediato il Paese dal 3 al 15 luglio. Altri 210 civili sono stati feriti nello stesso periodo. Lo rivela l’Ufficio dell’Alto commissario Onu per i diritti umani.
Il bilancio totale delle vittime civili nel Paese dal 26 marzo, data dell’avvio dei bombardamenti della coalizione guidata dall’Arabia saudita in Yemen contro l’avanzata dei ribelli sciiti Houti, è ora salito ad “almeno 1.693” morti e 3.829 feriti. “La maggior parte delle vittime – ha spiegato il portavoce Onu Rupert Colville – risultano causate da attacchi aerei, ma i civili sono anche regolarmente feriti e uccisi da colpi di mortaio e combattimenti nelle strade”.
Abd Rabbo Mansour Hadi, il presidente yemenita in esilio, ha nominato Naif Saleh Abdul Qader al Bakri come nuovo governatore della provincia meridionale di Aden. Una decisione radicale che giunge all’indomani dei progressi ottenuti dalle forze filo-governative nella zona portuale, dove i combattenti Houthi sono stati cacciati da quasi tutta la città.
Dopo la riconquista di Aden, dove proprio ieri una nave della Pam (Programma alimentare mondiale) ha potuto approdare portando tonnellate di aiuti umanitari, le milizie fedeli al presidente Hadi hanno intenzione di avanzare verso la città di Taiz e a sud di Sana’a, la capitale yemenita che a gennaio è stata assediata dai ribelli sciiti dando inizio al conflitto.
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