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Web tax, i big Ue: “Sì a modifiche nel sistema attuale di tassazione”

La “web tax” torna di moda nell’Unione europea. In un documento congiunto, i governi di Italia, Francia, Germania e Spagna, spiegano che “l’economia digitale ha cambiato profondamente il modo di fare business e quindi il modo in cui deve essere tassato”. Per questo serve “una profonda revisione dell’attuale sistema di tassazione, per assicurare un fisco efficiente, equo e trasparente”.

I quattro Paesi, già autori dell’iniziativa che proponeva di tassare il fatturato delle imprese digitali, chiedono ora anche una riflessione sull’Iva. Bisogna assicurare che “lo stesso contenuto, bene o servizio sia soggetto a Iva nello Stato di consumo, senza pensare alla sua natura fisica o digitale”, scrivono i quattro governi. Perché bisogna fare in modo che “i nuovi modelli di business siano tassati efficacemente“. Secondo gli autori del documento “non ha senso applicare un doppio standard che in ultima analisi altera le condizioni della concorrenza”.

Sulla web tax, il documento ribadisce l’approccio dell’Ecofin cioè che “servono cambiamenti” alla legislazione “per assicurare che i profitti tassabili siano attribuiti dove viene generato il valore, per evitare l’erosione della base imponibile e lo spostamento dei profitti (Beps)”. Bisogna però cambiare l’attuale sistema, “basato sullo stabilimento permanente” delle imprese, perché è un approccio “non adatto al business digitale”, che ha una ridotta presenza materiale. “Questo ha portato ad una situazione di mancate entrate per quei Paesi dove le aziende generano profitti in modo remoto”, cioè “con scarsa o nessuna presenza“. E “spiana la strada a una evasione sistematica”.

Secondo i quattro, “la Ue è il contesto più appropriato per definire un approccio comune che possa agire come leva per una soluzione globale”, cioè a livello Ocse o G20. “Perciò chiediamo al Consiglio di discutere e decidere in fretta – e sulla base della proposta della Commissione in linea con l’approccio G20/Ocse – le misure necessarie per affrontare le sfide della tassazione digitale, mentre sosteniamo il progresso tecnologico“.

Alberto Tuno

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