Come ampiamente previsto dai sondaggi circolati nelle ultime settimane, lo scrutinio delle schede elettorali ucraine ha ampiamente rispettato i pronostici: Volodymyr Zelenskij si attesta primo candidato con circa il 30% dei voti, segue il presidente uscente Petro Poroshenko con il 17. La candidata Julija Timoshenko si conferma al terzo posto con circa il 13%. Un risultato relativamente buono (11%) anche per Jurij Bojko, il candidato più aperto ad una conciliazione ucraino-russa. L’affluenza definitiva è stata attestata al 63,52% secondo quanto riportato dall’Ansa. Oltre 18 milioni di ucraini si sono recati alle urne. Le regioni con più affluenza si sono dimostrate quelle centro-occidentali: in Galizia, Volinia, nelle regioni di Vinniza, nonché di Kiev e Poltava l’affluenza ha superato il 65%. Mentre le regioni più russofone e magiarofone si confermano le più refrattarie: nelle regioni di Doneck, Lugansk, Cherson, Odessa e nella Transcarpazia (a forte minoranza ungherese) l’affluenza è stata inferiore al 55%. Analizzando il voto regionale, i dati non sorprendono: Zelenskij domina in tutte le regioni del Paese, Porošenko vince solo nei distretti occidentali di Ternopil’, Leopoli e Ivano-Frankivsk. Ad oriente, invece, nelle regioni russofone di Doneck e Lugansk vince prevedibilmente Bojko. Escluse dal voto, per ovvi motivi, la Crimea ormai russa e le province orientali del Donbass autoproclamatesi repubbliche indipendenti, teatro di scontri sanguinosi che durano ormai da 5 anni.
Il second turno, dunque, vedrà andare al ballottaggio l’attore comico Zelenskij contro Poroshenko. Il 21 aprile l’Ucraina sarà inevitabilmente costretta ad una perentoria scelta di campo: approvare la linea post-Majdan fin qui adottata oppure cambiare strada verso un futuro incerto, all’insegna del nuovo giovane Presidente, secondo diverse voci finanziato dal magnate Kolomojskij. Intanto, la segreteria di Zelenskij ha già registrato circa 1800 reclami di irregolarità dovuti a violazioni organizzative (come l’utilizzo sporadico di penne ad inchiostro cancellabile), in una tornata elettorale che si prospetta come una delle più tese in assoluto. Per la prima volta, infatti, è stato impedito ad osservatori della Federazione Russa di verificare i processi elettorali, oltre a diversi giornalisti non graditi respinti dal Paese, come accaduto all’inviato Rai, Marc Innaro. Piuttosto ambigua la posizione nei confronti dei milioni di ucraini residenti in Russia, meta privilegiata per motivi economici e culturali evidenti: seggi elettorali non sono stati aperti in territorio russo, ma gli interessati possono esercitare il proprio diritto nelle circoscrizioni di residenza (in Ucraina) oppure presso le ambasciate ucraine in Georgia, Finlandia e Kazakhstan, stando ad una nota rilasciata dal Ministero degli Esteri di Kiev. Di fatto, a milioni di cittadini è stata negata la possibilità di esprimere la propria preferenza.
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