Sale a 42 il numero degli stati Usa che hanno chiesto al Dipartimento per la sicurezza interna un aiuto sul fronte della cybersicurezza, per contrastare eventuali attacchi hacker ai sistemi informatici utilizzati per far votare gli elettori americani. In pericolo potrebbero esserci non solo i registri elettorali ma anche le stesse urne elettroniche, le macchine utilizzate nei seggi per esprimere il voto.
Già nei primi giorni del mese di ottobre, l’amministrazione Usa aveva esternato il suo timore che dietro gli attacchi hacker ci fosse il governo russo e che avesse come obiettivo di influenzare il voto per scegliere il nuovo presidente statunitense, elezioni che si terranno il prossimo 8novembre. A confermarlo sono stati il segretario della Homeland Security Jeh Johnson, in pratica il ministro dell’Interno americano, e il direttore dell’intelligence nazionale James Clapper, con una dichiarazione congiunta.
Al momento, per il governo statunitense, l’obiettivo di questi attacchi non è definito in modo certo, ma è chiaro che finora il Partito democratico e la sua candidata Hillary Clinton sono stati colpiti con più insistenza.
Il sospetto degli alleati di Hillary Clinton è che Vladimir Putin voglia favorire l’elezione di Donald Trump, perché lo considera un potenziale alleato. Il candidato repubblicano infatti ha spesso elogiato il presidente russo, dicendo che «è un leader migliore di Obama», e aggiungendo di essere pronto a dialogare con lui. In passato, lo aveva addirittura invitato a lanciare attacchi digitali negli Usa, per scoprire le 30.000 mail di Hillary Clinton quando era segretaria di Stato che sono state perse.
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