Parlerò col procuratore speciale Mueller. Non vedo l'ora di farlo”. Parola di Donald Trump, presidente degli Stati Uniti d'America e, a quanto pare, fra i prossimi a dover fornire la propria versione in merito alla vicenda Russiagate. E, stando a quanto spiegato dallo stesso Tycoon, non dovrebbe nemmeno trattarsi di un'attesa molto lunga: “Sì, credo che accadrà entro due o tre settimane, ma di questo si stanno occupando i miei avvocati”. In un certo senso, la dichiarazione di Trump nel corso della mini-conferenza lampo organizzata sulla porta dell'ufficio del suo capostaff, John Kelly, potrebbe segnare un punto di svolta: qualora rispondesse davvero alla chiamata di Mueller, il presidente parlerà di James Comey e del suo licenziamento fulmineo, della Russia e delle presunte collusioni con Mosca che, ribadisce, “non ci furono”.
Ma il colloquio con i giornalisti è servito a Trump per lanciare qualche sassolino, giusto un attimo prima della sua partenza verso Davos per il World economic forum. Nel mirino del presidente torna anhe la sua ex rivale, Hillary Clinton: “Scrivete sempre che lei fu un pessimo candidato. Non scrivete mai quanto io sia stato bravo come candidato”. E la figura dell'ex first lady torna utile al Tycoon anche in relazione alle future eventuali rivelazioni sul caso Comey: “Parlerò a Mueller sotto giuramento contrariamente a quello che ha fatto Hillary Clinton quando si trattò di parlare con l'Fbi delle sue email”. Ma Trump ne ha avute anche per i giornalisti, rispetto ai quali si è detto preoccupato “per le cose che voi non scrivete”, e per la presunta richiesta al numero due dell'Fbi sulle sue preferenze elettorali: “Non ricordo di averglielo chiesto e se pure lo avessi fatto non mi sembra una gran cosa”.
Insomma, Donald Trump sembrerebbe pronto a confrontarsi con il procuratore speciale, succeduto al licenziato Comey e arrivato alla guida dell'inchiesta dopo il rifiuto da parte dell'Attorney general, Sessions, di farsene carico. Ma, pur restando vigile l'attenzione sulla vicenda Russiagate, Trump dovrà a breve confrantarsi con altre urgenze, prima fra tutte il nodo sui 'dreamers': “Costruirò un percorso per fargli ottenere la cittadinanza, in futuro… Ci vorranno 10, 12 anni”. Lo sforzo sui Daca, annunciato nonostante la sospesione del programma che Obama volle proprio a tutela dei 'dreamrs', passerà secondo Trump dai “fondi per costruire il muro: servono 25 milioni di dollari per finanziarlo e 5 per garantire altre misure di sicurezza. Per salvare i dreamers ai democratici converrà trovarli”. Questo, però, dimenticando che il leader della minoranza, Chuck Schumer, ha annunciato come il sostegno demografico ai fondi in cambio della tutela degli spazi vitali non sia più una soluzione sul tavolo per i democratici.
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