Giornata calda sul fronte dello scandalo abusi sessuali che sta coinvolgendo alcune organizzazioni umanitarie, a partire da Oxfam, la cui attività è stata sospesa per 2 mesi ad Haiti da parte del governo locale. Cade poi un'altra testa importante. Si tratta di Justin Forsyth, che ha lasciato l'incarico di vicedirettore esecutivo dell'Unicef.
L'ex numero due dell'agenzia Onu per i diritti dell'infanzia ha pagato dazio di fronte alle polemiche su suoi presunti comportamenti “inappropriati” vecchi di diversi anni, al tempo in cui era a capo di Save The Children. L'alto funzionario – come si è svelato pubblicamente solo ora – era stato accusato all'epoca di aver mandato sms piccanti in particolare a una giovane collega e fatto commenti allusivi sull'abbigliamento di alcune dipendenti. Episodi non certo gravi come quelli sullo sfruttamento di ragazze in miseria indotte a prostituirsi da operatori di Oxfam a Haiti dopo il devastante terremoto del 2010 o come altri abusi analoghi costati nei giorni scorsi il posto alla ex responsabile delle missioni internazionali di quella ong e il congelamento dei fondi governativi britannici. Ma comunque non consoni agli standard etici sbandierati in istituzioni dedite come ragione sociale alla solidarietà verso gli altri. Ed evidentemente incompatibili, ormai, con il ruolo ricoperto.
La vicenda delle battute “hot” fatte nel periodo in cui Forsyth era chief executive di Save The Children si era chiusa allora con un nulla di fatto. Con una richiesta di scuse accettata dalle interessate, qualche provvedimento interno e la fine del suo mandato. Finché, a rivangare il passato, non sono arrivate le inchieste giornalistiche seguite all'affaire Oxfam. A quel punto le scuse di Forsyth sono diventate pubbliche e “senza riserve“, accompagnate da un mea culpa di Save The Children per non aver saputo gestire il caso in modo trasparente. Ma neppure questo è bastato. Mi dimetto “perché il mio passato non danneggi” l'attività delle organizzazioni umanitarie, ha puntualizzato, aggiungendo di ritenere i suoi alla stregua di semplici “errori, riparati attraverso un'adeguata procedura molti anni fa“. Ma sottolineando di non voler permettere che il “giusto richiamo” alle sue responsabilità possa essere “strumentalizzato” da chi “cerca di infliggere in realtà un grave danno alla causa della cooperazione internazionale”. Causa per aver contribuito alla quale Unicef ha voluto rendergli onore stasera in un comunicato: ringraziandolo per “il lavoro svolto in questi due anni“.
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