La battaglia per Kobani è costata fino ad ora almeno mille morti. A dirlo è l’Osservatorio siriano per i diritti umani secondo cui la maggior parte delle vittime apparterrebbe alle fila dei Jihadisti. Stando a quanto reso noto dalla Ong siriana, dei 1013 caduti (questo il numero preciso) 609 sarebbero miliziani dell’Isis, “uccisi nei combattimenti ad Ayn al-Arab all’inizio dell’offensiva” come ha spiegato il presidente di Sohr. Mentre 363 sono le perdite dell’Unità di difesa del popolo, milizia attiva nei territori a maggioranza curda nel nord est della Siria. Ventiquattro sono invece i civili che hanno perso la vita, 16 i combattenti curdi volontari.
Kobani era una tra le più ricche città del Paese, porto sicuro per tutti gli abitanti del Nord Est della Siria. Dal 18 settembre scorso, data dell’inizio dell’assedio di Daesh, cibo, medicine e beni per bambini sono tra i prodotti proibiti. Chi è rimasto in città sopravvive con quello che trova instrada, mentre oltre 4000 abitanti si sono spostati al confine turco.
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