I servizi segreti di diversi Paesi avevano avvertito: obiettivo primario dell’Isis ora è rastrellare quanti più occidentali possibile, per utilizzarli nella strategia del terrore al fine di premere sui governi. E quando non ci sono europei o americani a disposizione, la strategia prevede di colpire chi lavora per loto. Ed ecco che arriva la notizia di tre ingegneri di France Telecom, di nazionalità egiziana, rapiti in Libia, a circa 600 chilometri a Sud di Tripoli.
Ne ha dato conferma il presidente dell’Organizzazione libica delle vittime di violazioni dei diritti dell’uomo. Il sequestro dei tre è avvenuto in una zona dove sono attivi i tuareg e le milizie islamiche di Fajr Libya. Tre giorni fa l’esercito libico aveva smentito il sequestro di 35 egiziani da parte dell’Isis.
Vale la pena sottolineare come ormai l’Isis, che mediaticamente è diventata la sigla simobolo dei jihadisti, in realtà non si muova da sola ma cerchi dove possibile alleanze con tribù locali o gruppi di estremisti.
Intanto, sempre parlando delle strategie del Califfato, sembra siano state trafugate armi chimiche da arsenali del regime di Gheddafi nelle zone centrali e meridionali della Libia Sarebbero state prese – il condizionale è d’obbligo – dalle milizie avversarie dell’esercito regolare libico. Lo riferiscono “fonti militari” riportate dal sito di Asharq Al-Awsat, il quotidiano panarabo con base a Londra. “Potrebbero cadere nelle mani dello Stato islamico”, dicono le stesse fonti. La notizia contrasta però con quella della distruzione dell’arsenale chimico di Gheddafi,accertata nel 2014 dall’Organizzazione per la messa al bando.
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