Campi petroliferi e basi dell’Isis in Siria sono stati oggetto di una serie di attacchi aerei e missilistici, probabilmente lanciati dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti. Lo ha riferito l’Osservatorio per i diritti umani di Damasco. Le forze Usa e di alcuni Paesi arabi hanno iniziato martedì scorso a colpire obbiettivi sensibili ricollegabili allo Stato Islamico nella Siria settentrionale e orientale. Per contrastare l’ascesa del Califfato l’amministrazione americana aveva già ordinato raid in Iraq ad agosto. I bombardamenti di ieri avrebbero colpito alcune postazioni degli jihadisti alla periferia di al-Mayadin, nella provincia di Deir al-Zor. In passato erano già state attaccate l’area petrolifera di al Tanak e quella di al-Quriyah.
Nel frattempo in Iraq almeno 50 miliziani sarebbero rimasti uccisi negli attacchi aerei. Secondo una fonte di sicurezza locale i caccia dell’alleanza anti Isis avrebbero colpito diverse zone della provincia di Anbar, tra cui quella di Al-Qaim, centro urbano al confine con la Siria. Cinque raid sono stati lanciati a sud e sud-ovest di Kirkuk, dove sono stati distrutti 5 veicoli militari dello Stato Islamico. A ovest di Baghdad, invece, sarebbe stato bombardato un bunker e un altro mezzo di trasporto.
Ma la forza militare messa in campo dalla coalizione, per il momento, non sta scoraggiando gli uomini di Al Baghdadi. In Siria le milizie jihadiste si sono impadronite del villaggio di Ali Shar, vicino alla frontiera con la Turchia, avvicinandosi ulteriormente alla città curda di Kobane, dalla quale nei giorni scorsi sono fuggiti 140mila civili. La conquista è avvenuta al termine di un aspro combattimento con le forze di autodifesa dello Ypg.
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