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Netanyahu: “Continueremo a difenderci”

Israele è “un faro di forza e progresso”, dotato di “immensi poteri” che ogni anno che passa si moltiplicano ulteriormente, e continuerà a “difendersi” da coloro che “lo vogliono cancellare dalle mappe”. Lo scrive il premier Benjamin Netanyahu nel messaggio diffuso in occasione delle celebrazioni per i 70 anni dell'indipendenza dello Stato ebraico, dichiarata il 5 Iyar 5708, cioè il 14 maggio 1948, da David Ben Gurion.

Messaggio

Nel corso della cerimonia sul Monte Herzl, che mercoledì sera ha dato il via alla festività, il capo di governo ha sostenuto che “tutte le altre nazioni che hanno affrontato l'esilio sono andate in pezzi, ma solo il popolo ebraico si è rifiutato di scomparire e di integrarsi e non ha mai abbandonato il sogno di tornare a Sion“.
Davanti a coloro che vogliono ancora “spegnere la luce della nostra menorah“, il tradizionale candelabro a sette bracci, Netanyahu ha assicurato che “l'indipendenza è in grado di difendersi“. “Molti dei nostri vicini rifiutano di venire a patti con la nostra esistenza, ma chiunque leverà la mano contro di noi non sarà risparmiato”, ha aggiunto il leader israeliano. Un avvertimento neanche troppo velato rivolto in primis al nemico numero uno, l'Iran, di cui lo Stato ebraico teme l'espansione nella regione, attraverso il supporto a forze sciite in Iraq, Siria e Libano. 

Nemici e amici

Una prospettiva che Israele cerca di contrastare in tutti i modi, dopo aver ribadito più volte che non permetterà il radicamento dell'Iran in Siria. Dieci giorni fa una base siriana nella provincia di Homs è stata bombardata e sono morti 14 militari, tra cui 7 “consiglieri” iraniani. Mosca e Damasco hanno accusato Israele di aver lanciato l'attacco, ma lo Stato ebraico ha preferito non commentare. Secondo il Wall Street Journal, l'obiettivo del raid era un avanzato sistema di difesa aerea iraniano recentemente installato. L'avversione per l'espansionismo di Teheran trova sponda anche tra uno degli storici nemici di Gerusalemme come l'Arabia Saudita, nonché nell'America di Donald Trump. Il presidente Usa ha inviato – attraverso il solito tweet – i suoi “migliori auguri a Netanyahu” per la festa d'Indipendenza: “non abbiamo da nessuna parte amici migliori”. “Non vedo l'ora di spostare la nostra ambasciata a Gerusalemme il mese prossimo”, ha aggiunto l'inquilino della Casa Bianca, riferendosi al riconoscimento di Gerusalemme come capitale d'Israele, una decisione presa lo scorso dicembre che ha incendiato il mondo arabo. 
 

Luana Pollini

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