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May resta in sella per un soffio

Annaspa, sembra sull'orlo del baratro ma quella linea pericolosa non la varca nemmeno stavolta: Theresa May resta in sella, il suo accordo non piace, non viene votato, eppure lei resiste. Stoica nel sostenere che le dimissioni lei non le darà, brava e fortunata a resistere alle intemperie politiche e a incassare una (pur risicata) maggioranza di preferenze alla sua permanenza: 325 a 306, uno scarto minimo ma sufficiente a scongiurare il voto di sfiducia avanzato dai laburisti. Incredibile (ma forse non tanto) che, ancora una volta, a decidere tutto siano stati i nordirlandesi del Dup. Scontenti, amareggiati, in disaccordo sulla questione irlandese, eppure ancora una volta al fianco della premier. Per loro, lealisti di Foster, la permanenza di May significa impedire a Corbyn e al governo ombra di formarne uno vero. Tanto basta per riprovarci a trovare un accordo.

Incontro coi lab

Ora, la premier apre all'incontro con le opposizioni. Unica soluzione per superare lo stallo, forse May sarà costretta a fare qualche concessione, anche in virtù dell'ennesima fiducia che il Parlamento britannico le ha concesso. Westminster è stata chiara: questo accordo non si vota ma a tenere le redini delle trattative sarà ancora la leader Tory. D'altronde, “attuare la Brexit” resta l'obiettivo principale e, per farlo, il primo ministro si è detto disposto a trovare una linea comune con gli oppositori per il bene del Paese. E, primo segno rosso sul calendario, è l'incontro con il leader dei “contro”, Jeremy Corbyn. Uno che insiste nel chiedere le dimissioni della premier ma che, al momento, guida un partito che sul futuro della Brexit si mostra abbastanza incerto.

Verso la Brexit

La sfida, ora come ora, è attuare la Brexit, con un Parlamento che, abbastanza chiaramente, ha detto di non essere propenso a qualunque tipo di accordo. Se il Regno Unito uscirà dall'Ue lo farà alle sue condizioni, non a quelle che convengono a entrambi. Questo sembra essere il messaggio lanciato a Theresa May che, ora, avrà pochissimi giorni per far quadrare i conti. Il voto a favore stempera solo di poco l'incandescente clima politico britannico, in attesa di conoscere quale sarà non tanto il futuro, perché la Brexit la vuole il Regno Unito, quanto piuttosto di quali tinte questo sarà dipinto.

Mattia Damiani

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