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May a Bruxelles: “Via il backstop dal tavolo”

Orizzonte Bruxelles. In senso figurato ma anche letterale visto che è nella capitale belga che si giocherà il destino della Brexit, mai come oggi incerto. Lo snodo cruciale, il confronto che potrebbe risultare decisivo, in un senso o nell'altro? Forse no, visto che i toni dell'incontro con Juncker si annunciano tutt'altro che risolutori. Intanto, però, May vola in Belgio dopo un question time alla Camera in cui ha chiarito buona parte di quella che sarà la sua strategia, nonché il suo obiettivo finale con cui tornare a Londra. Tutto ruota attorno al backstop, e questo si sapeva, ma stavolta la premier britannica ha deciso di scoprire le carte, rivelando di voler puntare tutto sulla rimozione di questo punto (fin qui fondamentale) dal tavolo delle contrattazioni. Una dichiarazione a metà però, visto che ha lasciato i Comuni senza aver spiegato quale sarà quella “soluzione alternativa” di cui aveva parlato, nemmeno dopo esplicita richiesta di Jeremy Corbyn. Una cosa che ha fatto, però, è dare un aut-aut: o si fa un “deal” o salta la Brexit ma, in questo caso, si andrebbe contro la volontà dei britannici espressa nel 2016. Ovviamente.

Il piano

Sulla questione dell'accordo, nonostante i pochissimi dettagli (quasi nessuno) rivelati, chi si mostra ottimista è Jeremy Hunt, il ministro degli Esteri, secondo il quale un piano c'è e sarebbe anche valido: “Abbiamo un piano e io ho avuto colloqui molto buoni a Bruxelles”. Un segnale di positività che, però, fa i conti con altri segnali che parlano di quello fra May e Juncker come di uno dei tanti incontri che si susseguiranno nei giorni che precederanno il 29 marzo. Nulla di risolutorio quindi, visto che già domani ci sarà un nuovo vertice a tre fra Barnier, Barclay e l'attorney general britannico Geoffrey Cox e, praticamente in contemporanea, la presenza di Jeremy Corbyn alla Commissione europea. Tutti passaggi di un percorso che appare tutt'altro che concluso e ancora fattibilmente rivelatore di nuovi colpi di scena.

Tre addii

Intanto, sul fronte interno continuano i pensieri per Theresa May. Come qualche giorno fa è avvenuto l'addio in massa di 7 laburisti, stavolta tocca ai Tories ed è un fatto direttamente connesso a quanto accaduto al partito oppositore. A salutare sono infatti le deputate pro-remain Anna Soubry, Sarah Wollaston e Heidi Allen, tutte confluite nel gruppo indipendente creato dai 7 secessionisti Lab. Rispetto ai loro colleghi, le tre Tory pongono come motivazione il dissenso sulla strategia Brexit e sull'influenza dei falchi dell'European Research Group. Ragioni sufficienti a dirottare la loro politica su un gruppo che, nonostante non sia nato come vero e proprio gruppo politico, sembra rischiare di diventarlo.

Mattia Damiani

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