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L'Ue: “No a guerre commerciali ma risponderemo”

 “Una guerra commerciale tra Europa e Usa non è nell'interesse di nessuno, ci sono solo perdenti in una guerra commerciale”, ma “se gli Stati Uniti continueranno su questa strada, l'Unione europea reagirà in maniera proporzionata e equilibrata per proteggere i posti di lavoro e l'industria europea”.

La risposta

Lo ha detto la commissaria al Commercio, Cecilia Malmstrom, al termine del Collegio dei Commissari a Bruxelles che ha esaminato la decisione dell'amministrazione Trump di introdurre dazi su alluminio e acciaio
“Non vogliamo procedere a un'escalation, ma non possiamo restare con le mani in mano se delle misure così gravi venissero attuate danneggiando l'economia europea“, ha spiegato Malmstrom. 

Guerre difficili

Sul tema dazi è intervenuto anche il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, rispondendo alla battuta di Trump secondo cui “le guerre commerciali sono positive e facili da vincere”. Per Tusk è vero l'esatto opposto: “Sono cattive e facili da perdere“. L'obiettivo europeo, ha aggiunto parlando dal Lussemburgo, è mantenere il commercio mondiale vivo e, se necessario, proteggere gli europei attraverso risposte proporzionate”.

Lista

La risposta europea ai dazi Usa potrebbe riguardare l'importazione di bourbon, succo d'arancia e burro d'arachidi. “Abbiamo una lista provvisoria in discussione, sulla quale dobbiamo consultare gli Stati membri, dopodiché verrà resa pubblica”, ha detto Malmstrom. 

L'export europeo

La Ue, fra l'altro, continua a essere il maggiore esportatore al mondo. Lo sostiene uno studio sull'attività nei mercati esteri delle Pmi della Cassa depositi e prestiti insieme agli istituti nazionali di promozione delle prime cinque economie d'Europa. Con un export di beni e servizi pari a 6,8 trilioni di euro nel 2016, l'Ue ha una quota del 30% del mercato mondiale – pari al doppio di quella dei paesi Nafta che includono Usa, Canada e Messico. Le esportazioni intra Ue rappresentano il 60% del totale. “Tutti segni che il mercato unico europeo funziona, registrando negli ultimi due anni una forte crescita”. Nonostante le Pmi contribuiscano per più del 50% in termini di valore aggiunto del PIL all'interno dei mercati nazionali, e rappresentino circa due terzi della forza lavoro, meno del 30% di queste riesce a esportare i propri beni o servizi, e solo il 3% riesce a investire direttamente in paesi esteri. Lo studio suggerisce quindi di allargare l'ambito delle attività al mercato europeo, da cui possono provenire ottime occasioni di sviluppo. Nonostante le ottime possibilità di espansione sui mercati internazionali, solo un numero limitato di PMI prende in considerazione di sviluppare attività di import – export nel futuro.

Alberto Tuno

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