In Libia migranti e rifugiati subiscono “orrori inimmaginabili“. Lo denuncia un rapporto dell'Onu, che descrive nel dettaglio gli abusi subiti da donne, bambini e uomini al loro arrivo nel Paese nordafricano, durante la permanenza e nella traversata del Mediterraneo.
La frequenza dei casi di stupro ai danni delle donne che hanno transitato in Libia è corroborata da diverse fonti, afferma il rapporto, precisando che “la stragrande maggioranza delle donne e adolescenti intervistate nel 2017-2018 ha riferito di essere stata violentata da trafficanti in Libia o di aver visto donne portate via e tornare sconvolte, ferite e con abiti strappati”. Il report Onu, basato su informazione raccolte tra il gennaio 2017 e il 30 settembre scorso, documenta inoltre uccisioni, torture, condizioni di detenzione spesso disumane, fenomeni di schiavitù, lavoro forzato, estorsioni, sfruttamento ed altre gravi violenze inflitte da migranti e rifugiati “da attori sia statali e non statali”. Nei centri di detenzione i bambini sono reclusi nelle medesime squallide condizioni degli adulti, prosegue il documento.
“Innumerevoli migranti e rifugiati hanno perso la vita, durante la cattività in mano a trafficanti, uccisi a colpi di arma da fuoco, torturati a morte o semplicemente lasciati morire di fame o per negate cure mediche “, afferma il rapporto. “In tutta la Libia, corpi non identificati di migranti e profughi con ferite da arma da fuoco, segni di tortura e ustioni vengono scoperti, spesso in cestini della spazzatura, letti di fiumi in secca, fattorie e nel deserto”, aggiunge.
Per le Nazioni Unite “la Libia non può essere considerata un luogo sicuro“, ma coloro che riescono a tentare la pericolosa traversata del Mediterraneo, “vengono sempre più spesso intercettati o soccorsi dalla Guardia costiera libica che li riconduce in Libia”, dove molti ritrovano l'inferno da dove erano appena sfuggiti. Nelle sue raccomandazioni finali il rapporto si rivolge anche all'Unione europea ed ai suoi Stati membri per chiedere di “riconsiderare i costi umani delle loro politiche e dei loro sforzi per arginare la migrazione verso l'Europa”, nonché di garantire “che la loro cooperazione e la loro assistenza alle autorità libiche siano basate sui diritti umani”.
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