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L'Onu: almeno 200 fosse comuni dell'Isis

Sarebbero circa 200 le fosse comuni che l'Isis ha lasciato dietro di sé in Iraq e conterrebbero sino a 12 mila corpi. E' la denuncia lanciata dalla missione Onu nel Paese mediorientale (Unami), secondo cui altri siti potrebbero essere scoperti nei mesi a venire. Le Nazioni Unite hanno esortato il governo di Baghdad a preservare in maniera appropriata le fosse comuni e a scavare per fornire informazioni alle famiglie delle vittime.

Il rapporto

Il rapporto fa riferimento alle fosse comuni scoperte nelle province di Ninive, Kirkuk e Salaheddin, nel nord dell'Iraq, in quella occidentale di al-Anbar, di cui finora solo 28 sono state controllate e dalle quali 1258 cadaveri sono stati riesumati. A destare particolare preoccupazione è quella di Mosul (nord), soprannominata dalle popolazioni locali “Khasfa” (voragine), una cavità naturale a sud dell'antica capitale dello Stato islamico, dove i jihadisti avrebbero gettato ogni giorno decine di corpi senza vita, di cui molti membri delle forze dell'ordine.

Milizie

Il premier iracheno Adel Abdel Mahdi ha, intanto, affermato che le milizie anti-Isis vicine all'Iran continueranno a operare e saranno finanziate con “nuove risorse“. Lo riferiscono oggi media iracheni, che citano il premier durante la sua visita ieri nel quartiere generale della “Mobilitazione popolare“, piattaforma cooptata dal governo di Baghdad e che riunisce i gruppi paramilitari creati nel 2014 con l'obiettivo dichiarato di “combattere il terrorismo“. Nei mesi scorsi, all'ombra dell'annuncio della sconfitta formale del sedicente “Stato islamico”, i leader delle milizie locali, per lo più sciite e vicine all'Iran, sono state criticate da ampi strati della popolazione per presunti abusi e violazioni. E il consenso nei loro confronti è calato in maniera sensibile, anche in aree abitate in maggioranza dalla popolazione sciita come nel sud del paese. “La mobilitazione popolare è ancora una necessità per l'Iraq“, ha invece detto il premier Abdel Mahdi.

Luana Pollini

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