Si parla di un test importante in Corea del Nord, anche se su modi e obiettivi aleggia il mistero: l'agenzia di stampa Kcna ha riferito pochi dettagli in merito a quanto accaduto a Soahe, dove gli analisti presumono sia avvenuta una sperimentazione nell'area di lancio per vettori a lungo raggio, probabilmente un missile. Uno di quei test che il governo di Pyongyang ha preferito tenere riservato, dettagliando i risultati in un dossier non rivelato però al mondo, destinato com'è a restare negli archivi dell'Accademia della difesa nazionale. Il punto, a ogni modo, non è tanto capire quale sia stato il test effettuato (anche se il lancio di missili a corto o lungo raggio qualche differenza la farebbe), quanto inquadrare l'atteggiamento della Corea del Nord in un momento in cui, trascorsi diversi mesi dal fallimento del vertice di Hanoi, da Pyongyang continua ad arrivare la richiesta di una nuova linea, da parte di Washington, in tema di sanzioni.
La minaccia di Kim è stata sempre la stessa, anche perché parte integrante del negoziato (complesso ma volenteroso) con gli Stati Uniti: un accordo sul piano negoziale o ripresa dei test balistici, compresi quelli atomici. Questi ultimi, in realtà, perlomeno in via ufficiale sono stati sospesi già da un paio d'anni (l'ultimo accertato a settembre 2017) anche se, nei mesi scorsi, era arrivata notizia di qualche nuovo test missilistico a corto raggio nel Mare del Giappone. In questo senso, l'esperimento di Sohae sarebbe da inquadrare nel contesto di un test per i reattori piuttosto che un vero e proprio lancio. Fatto sta che, all'indomani del vertice del Vietnam, Pyongyang ha gradualmente ripreso la propria attività missilistica, con l'avvertimento di riavviare anche i test a Punggye-ri.
La scadenza di Kim era stata fissata a fine anno: entro quella data, Washington dovrà aver fatto qualche passo avanti per risolvere lo stallo, anche se la questione impeachment potrebbe inficiare sul buon esito del negoziato con la Corea del Nord, se non altro da un punto di vista della stabilità. Trump, da parte sua, ha recentemente fatto sapere che si considererebbe “sorpreso” da atti considerati ostili da parte di Pyongyang, replicando così alle parole dell'ambasciatore nordcoreano all'Onu Kim Song, il quale aveva affermato che i colloqui di denuclearizzazione “sono fuori dai negoziati“. Il che, in sostanza, sposta quasi tutto il piano inclinato dalla parte di Washington. Con pochi giorni per far vedere passi concreti.
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