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LIBIA, SERRAJ CHIEDE UNA RIUNIONE URGENTE TRA LE FAZIONI

Situazione sempre più tesa in Libia. Il presidente del Consiglio presidenziale libico di Tripoli, Fayez al Sarraj, ha chiesto una “riunione urgente fra le parti in conflitto per risolvere con coraggio e responsabilità la crisi che sta attraversando il Paese” dopo che le forze armate del generale Khalifa Haftar – legate a Tobruk – sono entrate nell’area della Mezzaluna petrolifera prendendo il controllo dei principali terminal.

In una nota Sarraj ha sottolineato di “avere accettato la sua missione come capo di un governo di unità di tutti i libici per proteggerli e unirli contro il terrorismo”, ma che “non accetterà mai di guidare una fazione libica o una guerra contro un’altra fazione libica per motivi politici o ideologici”. Il “mio dovere – ha aggiunto – è fermare lo spargimento di sangue, eliminare i conflitti e preservare le ricchezze dei libici”. Infine l’appello a tutte le parti a “porre fine alle provocazioni e a riunirsi subito ad un tavolo per risolvere la crisi, rafforzando l’accordo politico in nome dell’unità del Paese”.

Nel pomeriggio di martedì gli attivisti hanno organizzato una manifestazione a sostegno delle forze armate guidate dal generale Khalifa Haftar – entrate nell’area della Mezzaluna petrolifera prendendo il controllo dei principali terminal – e hanno chiesto alla comunità internazionale di non interferire negli affari interni della Libia. In una nota – pubblicata dal portale Alwasat – i manifestanti hanno scritto che “l’istituzione militare diretta dal generale Haftar è stata incaricata di proteggere i terminal” e che “le guardie ed il loro comandante Ibrahim Jedran – vicine a Tripoli e che controllavano i porti prima dell’arrivo delle forze di Haftar – hanno causato la rovina della Libia, sono corrotti e devono essere puniti perché hanno provocato una perdita di centinaia di miliardi di dollari”. Parole dure anche contro l’inviato Onu per la Libia Martin Kobler: “deve essere cacciato, perché ha aumentato le divisioni fra i libici”.

Francesco Volpi

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