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L’EX PREMIER BRITANNICO: “FUORI DALL’UE IL REGNO UNITO SAREBBE UNA COREA DEL NORD EUROPA”

Si è mostrato preoccupato l’ex primo ministro britannico Gordon Brown, esponente del Labour, in un articolo pubblicato sul The Guardian, sulla questione degli antieuropeisti britannici, infatti sostiene che stanno trasformando il dibattito politico sul futuro della Gran Bretagna nell’Unione Europea in una scelta emotiva, chiedendo ai cittadini di scegliere “da che parte stare”, o dell’Europa o del Regno Unito. Ma ancora più allarmante, sempre secondo Brown, è il fatto che l’Ukip stia sfruttando l’insicurezza economica per lanciare una “guerra culturale” contro gli stranieri e gli immigrati.

Intanto la Camera si sta preparando per discotere riguardo all’Ue, per questo l’ex premier invita alla chiarezza: “Dobbiamo dire la verità sui 3 milioni di posti di lavoro”, le 25mila compagnie, i 200miliardi di sterline di esportazioni annuali e i 450miliardi di sterline di investimenti interni, che risultano tutti “collegati all’Europa”. Il politico, inoltre, boccia l’ipotesi “Britzerland”, avvertendo che accordi alternativi simili a quelli firmati dalla Svizzera o dalla Norvegia, lascerebbero il Regno Unito soggetto alle regole dell’Ue senza avere più voce in capitolo. “Lopzione Hong Kong – ovvero lasciare l’Europa per unirsi al mondo – è in realtà un’opzione Corea del Nord”, prosegue Brown, perchè fuori dall’Unione la Gran Bretagna si ritroverebbe con pochi alleati e nessuna influenza.

Per questo il politico dei Labour suggerisce agli europeisti di difendersi con le giuste armi, concentrandosi sul futuro, dimostrando che il Paese che “può vantare di aver difeso la tolleranza, la libertà e la responsabilità sociale” prima di ogni altro, di aver inventato e reso popolare l’idea di società civile, “è pronta ancora una volta a guidare un movimento di progresso per il cambiamento”. Per questo deve fornire una spinta all’Europa, che ora ha il compito di mobilitarsi sul cambiamento climatico, il protezionismo, le tasse e le disuguaglianze per dare un volto umano alla globalizzazione.

Aggiunge infine che essere leader in Europa non significa rinunciare al patriottismo, ma esprimerlo “nel modo più autentico”, al contrario è puro “disfattismo dipingere noi stessi, come fanno gli scettici, come vittime indifese e spettatori impotenti”. Tra un decennio o due, conclude Brown, il Regno Unito tornerà ad essere la più grande potenza economica europea”, e sarebbe allora una terribile ironia se uscisse dall’Ue, lasciando il continente diviso, rafforzando la Russia e spingendo gli Stati Uniti a bypassare Londra a favore dell’asse Parigi-Berlino e la Scozia ad abbandonare una Gran Bretagna non più europea.

Autore Ospite

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