La cosiddetta “Abenomics”, politica economica del premier giapponese Shinzo Abe, non sembra passarsela bene: oggi, infatti, una serie di dati diffusi per il Paese hanno evidenziato un notevole balzo all’indietro per l’economia del Paese. L’inflazione, ad esempio, è scesa al punto più basso nell’ultimo anno, rinfocolando così i timori che la cappa della deflazione possa tornare a pesare sul Giappone.
Le fonti ufficiali hanno affermanto che nel mese di ottobre c’è stata una decrescita dell’inflazione al consumo del 2.9% su base annua, fenomeno dovuto perlopiù all’aumento della tassa sui consumi dal 5 all’8% a partire dal primo aprile scorso e questo è il punto più basso dal 2013.
Questi dati rendono molto più improbabile che il venga raggiunto il target del 2% fissato dalla Banca del Giappone (BoJ). La Banca, infatti, ha sorpreso lo scorso mese i mercati, annunciando che avrebbe allargato il suo programma di stimolo attraverso l’acquisto di asset a 80mila miliardi di yen all’anno (che equivalgono a circa 670 miliardi di dollari).
Il passo, appunto, è diretto a “prendere per le corna” la deflazione.
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