Di ora in ora la crisi in Libia si fa sempre più grave. L’avanzata dello Stato Islamico nel Paese del Nord Africa sembra inarrestabile; proprio ieri gli uomini di Al Baghdadi hanno occupato militarmente la città di Sirte, a poco più di mille chilometri da Roma, obiettivo dichiarato dalle nuove leve della jihad islamica. Come in Siria e in Iraq l’Isis sta disseminando di cadaveri il suo cammino per acquisire il controllo della nazione. Nei giorni scorsi i terroristi avevano annunciato di aver giustiziato i 21 egiziani copti rapiti alla fine dello scorso anno.
La notizia è stata confermata ieri dal parlamento di Tripoli ed è stata riportata dal Daily News Egypt. I lavoratori sarebbero stati uccisi proprio a Sirte e venerdì il premier Ibrahim Mehleb aveva incontrato i familiari delle vittime dopo la pubblicazione di alcune foto che le mostravano con la famigerata tuta arancio insieme ai boia jihadisti. Aqila Saleh, presidente del parlamento, ha espresso le condoglianze al popolo egiziano per queste vittime uccise dall’ “Organizzazione del Male”. Saleh ha aggiunto che la Libia si considera in guerra contro lo Stato Islamico. L’organizzazione ha sequestrato e ucciso diversi cittadini egiziani, tra cui un medico, sua moglie e sua figlia a dicembre.
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