Secondo i miliziani dell’autoproclamato Stato Islamico, le pratiche religiose praticate dalla minoranza yazida sono un’eresia: ogni giorno, in Iraq, centinaia di loro vengono rapiti, uccisi, stuprati.
Ma il califfato non si muove solo in nome della religione. Affianco alla jihad, per i miliziani c’è l’urgente bisogno di fare economia: ad ogni rapimento segue la richiesta di un riscatto, che se non pagato si trasforma in esecuzione.
Il Kurdistan iracheno ha risposto alle richieste dei miliziani e questa mattina, per mezzo del suo portavoce, ha annunciato la liberazione di 200 yazidi – tra cui 130 donne – dopo il pagamento del “prezzo” stabilito dagli jihadisti. In un’intervista per l’agenzia stampa al Sumaria, il rappresentante del presidente del Krg a Dohuk, Nouri Othman, ha fatto sapere che gli ostaggi erano stati rapiti nella zona di Shingal, dove nelle ultime settimane si è registrata un’offensiva dei quaedisti. “Le trattative – ha sottolineato Othman – sono state condotte con la mediazione di leader tribali locali”.
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