Un nuovo attacco kamikaze ha scosso il centro della città di Kabul, capitale dell’Afghanistan, sempre più oggetto, negli ultimi mesi, di ripetuti attacchi terroristici. A distanza di appena una settimana dall’attentato contro un minibus governativo del 24 luglio scorso, altre due autobombe hanno preso di mira la sede dell’ambasciata irachena, situata nel sobborgo di Shaw-e-Naw, nell’area nord-occidentale della città. Secondo quanto riferito dal sito afghano “Tolo News”, a seguito dell’esplosione si sarebbero uditi degli spari riconducibili a colpi di armi automatiche. Stando a quanto riportato dalle autorità locali, entrambe le esplosioni si sarebbero verificate all’esterno della sede diplomatica dopo un tentativo, da parte dei terroristi, di penetrare all’interno dell’ambasciata.
Inizialmente non si ha avuta notizia di rivendicazioni né di eventuali feriti a seguito delle esplosioni (i quali sarebbero comunque una decina) con le forze di Polizia afghane che hanno riferito di un attacco ancora in corso. A distanza di poche ore, è arrivata la rivendicazione da parte del Sedicente Stato islamico attraverso l’agenzia Amaq, togliendo i dubbi sulla matrice e le responsabilità di questo nuovo attentato nei quartieri diplomatici di Kabul. Il 24 luglio scorso, la deflagrazione dell’autobomba contro il bus che trasportava funzionari del Ministero delle Miniere, aveva provocato 35 morti nel quartiere ed era stata poco dopo rivendicata dalla fazione talebana, attraverso le dichiarazioni del portavoce Zabihullah Mujahid, il quale aveva spiegato come l’attacco fosse indirizzato nei confronti di “lavoratori dell’Intelligence”. Tuttavia, anche i miliziani del sedicente Stato islamico avevano messo in atto attentati simili nei quartieri governativi della capitale afghana: il 31 maggio scorso, un altro mezzo carico di esplosivo aveva provocato una strage nella Piazza dei Zanbaq, uccidendo 150 persone e ferendone altre 350. Si è trattato dell’attacco più sanguinoso per l’Afghanistan dopo il 2001.
In aggiornamento
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