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Israele: il governo di Netanyahu sempre più vicino alla rottura

Il governo di Netanyahu sempre più vicino alle elezioni anticipate dopo il fallimento dei colloqui di ieri sera con l’opposizione. I due più grandi partiti che sostengono l’esecutivo attualmente in carica, il Likud del premier Benjamin Netanyahu e Yesh Atid del ministro delle Finanze Lapid, sono ormai sempre più distanti. A dividerli, il cosiddetto Jewish national state bill (Proposta di legge per uno stato ebraico) presentato da tre esponenti della destra sionista e approvato grazie ai 14 voti dei tre partiti nazionalisti e sionisti di destra (il Likud del premier Netanyahu, Israel Beitenu e Casa ebraica); avevano invece votato contro i rappresentanti dei partiti centristi Yesh Atid di Yair Lapid – attualmente il secondo partito del Paese – e HaTnuah del Ministro della Giustizia Tzipi Livni e del Ministro dello Sport Limor Livnat.

La legge nelle sue linee generali prevede l’abolizione dell’arabo come lingua ufficiale, il consolidamento delle pratiche di demolizione e distruzione delle abitazioni dei palestinesi e la possibilità di revoca dei diritti di residenza per i palestinesi residenti a Gerusalemme, indistintamente dal loro credo religioso. Il Jewish national state bill è la risposta del governo israeliano alle decisioni recentemente prese dai parlamenti di Svezia, Regno Unito e Spagna di riconoscere l’esistenza di uno Stato palestinese secondo l’idea “due popoli due stati”, come affermato dallo stesso premier nei giorni scorsi: “Non capisco chi difende la soluzione dei due Stati per i due popoli e allo stesso tempo non accetta questa legge. Riconoscono lo Stato nazionale palestinese – ha specificato – ma si oppongono ad uno Stato nazionale ebraico”.

La rottura tra i due schieramenti di governo, già nell’aria da settimane, è avvenuta di fatto nella lunedì durante un incontro fra il primo Ministro Netanyahu e il titolare delle Finanze Lapid. Questi si era rifiutato di accettare l’ultimatum del premier che gli chiedeva di ritirare la sua opposizione alla legge su Israele stato-nazione e di rinunciare alla sua proposta di sgravi fiscali sulla prima casa. All’indomani del colloquio, fonti del partito laico di centro Yesh Atid, così come del partito Hatnua del Ministro Livni, dichiarano oggi che l’incontro era una trappola per arrivare alla rottura. L’obiettivo di Netanyahu, accusano, sarebbe quello di andare a elezioni anticipate e formare un nuovo governo che unisca la destra nazionalista e i partiti ortodossi oggi all’opposizione. Se ciò accadesse, si tornerebbe alle urne in marzo o aprile 2015.

Milena Castigli

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