Dopo l’ultimo attentato verificatosi ieri a Gerusalemme est, in cui un miliziano di Hamas ha lanciato un’auto sulla folla uccidendo un israeliano, la polizia ha aumentato fortemente le misure di sicurezza nella zona. La tensione è dunque fortemente aumentata ed ha raggiunto il suo picco quando, durante alcuni scontri tra manifestanti palestinesi e forze di sicurezza, gli agenti hanno fatto irruzione nella moschea di al-Aqsa ferendo 20 persone.
Su questo è giunta la dura condanna da parte del presidente turco Erdogan: “L’ingresso nella moschea – ha dichiarato – è un atto barbaro e imperdonabile, di fronte al quale non possiamo restare in silenzio: dobbiamo prendere tutte le misure necessarie a livello internazionale”. Per il presidente, infatti, c’è il rischio di una “nuova intifada” che potrebbe estendersi nel mondo.
Un ulteriore segnale, poi, è giunto dalla Giordania, che ha un ruolo chiave in Medio Oriente: il re Abdallah ha richiamato in patria il proprio ambasciatore da Tel Aviv e Netanyahu, in risposta, lo ha rassicurato affermando che “Israele ignorerà le richieste della destra religiosa e non modificherà lo status quo che impedisce agli ebrei di pregare sulla Spianata delle Moschee”
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