Derna è stata liberata dalle milizie islamiste. Lo ha annunciato il generale Khalifa Belqasim Haftar, leader dell'Esercito nazionale libico (Enl) e uomo forte della Cirenaica.
“Siamo orgogliosi di annunciare la liberazione di Derna, una città cara a tutti i libici”, ha detto Haftar in un discorso televisivo, definendo quello di oggi un “giorno glorioso“. L'alto ufficiale ha promesso agli abitanti della città “una nuova era di libertà, sicurezza e pace“. In precedenza, un portavoce dell'autoproclamato Enl ha dichiarato che “l'esercito ha preso d'assalto l'ultimo baluardo dell'organizzazione jihadista”.
La città era sotto il controllo di una coalizione frammentaria di milizie islamiste e jihadiste ostili sia a Haftar che al sedicente Stato islamico. Haftar ha lanciato un'offensiva il 7 maggio per “liberare” la città costiera di 150.000 abitanti, 1.000 chilometri a est di Tripoli e la storica roccaforte degli islamisti radicali nella Libia orientale.
Rientrato in campo dopo alcuni problemi di salute, Haftar è tornato a giocare un ruolo di primo piano in Libia. Recentemente le sue truppe hanno avviato la riconquista della mezzaluna petrolifera, strappata dalle milizie rivali facenti capo a Ibrahim Jadran. I governi di Francia, Italia, Regno Unito e Stati Uniti si detti “profondamente preoccupati per l'annuncio dell'Esercito nazionale libico sull'attribuzione dei campi petroliferi di Ras Lanouf e Sidra ad una entità illegittima e non riconosciuta che pretende di essere la compagnia petrolifera nazionale. Ogni tentativo di aggirare il regime di sanzioni contro la Libia del consiglio delle Nazioni Unitedanneggerà notevolmente l'economia libica, peggiorerà la crisi umanitaria e comprometterà la stabilità generale della Libia”. I governi dei quattro Paesi hanno, quindi, chiesto “agli elementi armati di cessare le ostilità e di ritirarsi immediatamente dai siti petroliferi senza condizioni prima che vengano causati altri danni. La produzione di petrolio, i siti, i proventi petroliferi libici appartengono al popolo libico. Queste risorse vitali devono rimanere sotto il controllo della compagnia petrolifera nazionale (National Oil Corporation)”.
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