In Turchia tre generali e un ammiraglio dell’esercito, arrestati con l’accusa di aver preso parte al tentativo di golpe del 15 luglio scorso, sono stati scarcerati da un tribunale di Istanbul per mancanza di prove. Si tratta del primo rilascio di alti ufficiali finiti in manette per il fallito colpo di Stato. Secondo i giudici, non ci sono prove sufficienti che le loro unità abbiano preso parte alle operazioni golpiste, anche se i nomi dei comandanti figuravano in una lista di ufficiali incaricati di garantire l’esecuzione della legge marziale, in caso di successo del colpo di stato. Inoltre, i giudici non hanno ritenuto che sussista un pericolo di fuga dei sospetti.
Nel frattempo le autorità della Turchia hanno emesso mandati d’arresto per almeno 189 dipendenti di istituzioni giudiziarie, tra cui anche molti giudici e procuratori, accusati di legami con la presunta rete golpista di Fethullah Gulen. Al momento, blitz per eseguire gli arresti sono in corso al tribunale e alla suprema corte d’appello di Ankara. Secondo media locali, i magistrati sono sotto inchiesta per aver utilizzato ByLock, una app per smartphone che, ritengono gli investigatori turchi, veniva usata da migliaia di golpisti per scambiarsi messaggi criptati, insieme a un’altra chiamata Eagle. Con la stessa accusa, nei giorni scorsi erano già state arrestate centinaia di persone, tra cui molti poliziotti.
Il ministero dell’Educazione ha invece sospeso altri 2.400 dipendenti per sospetti legami con la rete di Gulen. Dal fallito golpe del 15 luglio, almeno 32 mila persone sono state arrestate e oltre 80 mila licenziate o sospese dalle pubbliche amministrazioni.
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