Venti di elezioni anticipate soffiano sulla Catalogna, dopo che la sinistra radicale ha bocciato la designazione di Artur Mas alla guida del governo regionale, fondato sulla coalizione che tiene insieme il centrodestra, la sinistra repubblicana e gli indipendentisti e che nelle elezioni dello scorso 27 settembre aveva ottenuto 62 seggi su 135.
Per avere la maggioranza assoluta sarebbe stata necessario almeno il voto favorevole di due deputati di Cup (e l’astensione di altri 8), il partito anticapitalista che in parlamento conta dieci seggi e che però ha negato il consenso alla nomina di Mas criticando le sue politiche di austerity.
Il 9 novembre scorso la sinistra radicale aveva unito i propri voti a quelli della coalizione “Insieme per il si'” per l’approvazione di una risoluzione che aprisse la strada alla secessione catalana. La risoluzione è stata poi definita incostituzionale dalla Corte suprema ma ciò non ha impedito il negoziato con la sinistra radicale, che oggi ha dato pollice verso a colui che governa la regione dal 2010. Mas ha adesso tempo fino al prossimo 9 gennaio per negoziare un nuovo accordo. Altrimenti si tornerà alle urne.
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