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Gates si dichiara colpevole

Si è dichiarato colpevole Richard “Rick” Gates, ex consigliere di Donald Trump e numero due di Paul Manafort, capo della campagna elettorale dell'allora candidato repubblicano, di aver mentito agli investigatori e di cospirazione. Una decisione che, a detta dei più, coinciderà con una piena collaborazione con il procuratore speciale, Robert Mueller, nell'ambito di una branca dell'inchiesta correlata al Russiagate. Una variante non di poco conto poichè quella di Gates potrebbe essere una delle testimonianze principali fra quelle finora raccolte dal titolare dell'indagine: “Malgrado il mio iniziale desiderio di difendermi vigorosamente dalle accuse – ha spiegato in una dichiarazione ripresa da 'Abc News' – ho avuto un ripensamento. La realtà è che la lunghezza di questo procedimento legale, i costi e l’atmosfera da circo che abbiamo già visto in questo processo sui media sono troppo. Per la mia famiglia sarà meglio se procederò uscendo da questo processo. La conseguenza di questo sarà un’umiliazione pubblica che al momento sembra un piccolo prezzo da pagare rispetto a quello che i nostri bambini avrebbero dovuto sopportare”.

Le accuse

Con la sua dichiarazione di colpevolezza, Gates rischia pene minori sulle accuse più pesanti. Nemmeno 24 ore fa, assieme a Paul Manafort, era stato accusato di frode fiscale, un ulteriore capo d'accusa dopo i 12 già contestati a carico dai due (fra questi riciclaggio e cospirazione). Nello specifico, nel dossier di 42 pagine stilato ieri dagli inquirenti, sono nem 32 le ipotesi di reato contestate a Gates e all'ex leader della campagna elettorale di Trump. In realtà, nell'ambito del Russiagate l'interesse dell'ex consigliere è legato proprio al suo rapporto con Manafort, assieme al quale, nel mese di ottobre, si era dichiarato non colpevole delle accuse mosse contro di loro. Al momento, Gates ha già ammesso che fu suo sodale in una cospirazione finanziaria.

Possibili scenari

Per ora (ossia per quanto riguarda il dossier di ieri) le indagini sui due non riguardano direttamente il Russiagate ma il filone d'inchiesta legata al ruolo che i due avrebbero ricoperto per quasi un decennio (2006-2015) come “agenti non registrati di un governo straniero e di partiti politici stranieri”, in particolare dell'Ucraina, lavorando come “consulenti” per l'allora governo filo-russo. Gli uomini di Mueller, a questo punto, cercheranno di cavalcare questo aspetto dell'indagine per capire se vi sia o meno la possibilità di aggiugnere dettagli al filone sulle presunte infiltrazioni dei russi durante la campagna elettorale. Con il suo gesto, Gates può beneficiare non solo di uno sconto di pena ma non dovrà nemmeno pagare il risarcimento di 18 milioni di dollari.

Mattia Damiani

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