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Farage: “Forse serve un secondo referendum”

Forse, ripeto forse, sto arrivando a pensare che dovremmo avere un secondo referendum sulla nostra appartenenza alla Ue”. Parole che ti aspetteresi da quei politici, sia politici che conservatori, ancora sconvolti dall'esito della consultazione e del 23 giugno 2016 e che invece provengono da Nigel Farage, il principale esponente dell'euroscetticismo in Gran Bretagna.

Non è come sembra

L'idea di un secondo referendum, spiega però il leader dell'Ukip, non è certo ispirata dalle difficoltà del negoziato con Bruxelles, né dalle incertezze sul futuro della Gran Bretagna fuori dall'Unione europea. Una nuova consultazione servirebbe per mettere a tacere le “lagne” di quei politici che non hanno accettato il risultato del precedente voto. “Quello che è certo – ha detto Farage – è che i Clegg, i Blair, gli Adonis non si rassegneranno mai. Andranno a vanti a lamentarsi e a frignare per tutta la durata di questo processo”. Quindi, un secondo referendum potrebbe essere, secondo Farage, lo strumento per metterli a tacere “per generazioni“, perché questa volta “le percentuali (per la Brexit, ndr) sarebbero molto più grandi“.

Il vento è cambiato

Eppure i cittadini del Regno Unito sembrano aver cambiato idea sulla Brexit. Secondo un sondaggio commissionato dal quotidiano britannico “The Independent” alla società demoscopica Bmg Research e pubblicato lo scorso 17 dicembre, il 51% degli elettori britannici si dice ora contrario all'addio all'Ue contro il 41% che voterebbe di nuovo per il divorzio. Nonostante il distacco di 10 punti a vantaggio del “Remain”, il più grande mai registrato dal referendum del 23 giugno 2016, la premier Theresa May ha però più volte spiegato di non aver alcuna intenzione di modificare i suoi piani sull'addio all'Europa.

Il referendum del 2016

Nel referendum del 2016 il “Leave” ha ottenuto il 51,9% dei consensi, contro il 48,1% del “Remain”. Il voto ha aperto anche problemi politici, considerato, per esempio, che in Scozia (dove, due anni prima, la consultazione sull'indipendenza aveva visto prevalere i “no” anche per l'incognita di un'uscita dall'Unione europea a seguito dalla scissione) gli elettori hanno votato a grande maggioranza a favore della permanenza.

Alberto Tuno

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