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Democratici, vincitori e vinti del primo dibattito

Primo round del confronto fra dem, in una campagna elettorale che, per forza di cose, prima o poi procederà a una sorta di selezione naturale. Perché i candidati sono tanti, ognuno con idee diverse (anche se l'obiettivo è comune) e non tutti con lo stesso carisma o, comunque, con la stessa capacità di reggere una corsa agguerrita come quella alle presidenziali. Qualcuno ai dibattiti non ci è nemmeno arrivato in realtà, con i palchi televisivi che hanno concesso la platea a venti candidati in tutto, nella cornice di Miami. Dal primo turno restano fuori sia Joe Biden che Bernie Sanders e allora, quasi per inerzia, gli schermi se li prende Elizabeth Warren colei che, dei presenti, è quella data più avanti nei sondaggi. E, a conti fatti, anche il candidato con più cose da dire: “Sono in questa lotta perché credo che possiamo cambiare il nostro governo, possiamo fare la nostra economia, possiamo far funzionare meglio il nostro Paese… E vi prometto questo: combatterò per voi tanto quanto combatto per la mia famiglia”. Ed è stata solo la Warren (assieme a Bill De Blasio) ad alzare la mano al momento della domanda, posta dai moderatori, se fosse o meno il caso di riformare il sistema sanitario legato alle assicurazioni private, per far posto a un servizio di tipo nazionale. Un argomento che ha creato un momento di incertezza (Amy Klobuchar si è detta preoccupata da questa proposta) che la senatrice del Massachusetts ha spezzato dichiarando semplicemente che “l'assistenza sanitaria è un diritto umano fondamentale e combatterò per i diritti umani fondamentali”.

O'Rourke giù

In sostanza, Elizabeth Warren dà e toglie, concentrando su di sé quasi tutta l'attenzione del pubblico e confermando il suo buon momento di forma. Quello che, al netto delle premesse, non sta avendo Beto O'Rourke, al quale l'aria della Florida non sembra aver giovato. Partito alla grande in Texas, con tanto di comizio casalingo in contemporanea a quello tenuto da Donald Trump, il candidato di El Paso ha rallentato notevolmente il passo, mantenendo il punto sul tema dei migranti ma perdendo terreno su altre questioni di policy, tanto da attirarsi le critiche di Julian Castro sul tema della depenalizzazione. Per O'Rourke, in pratica, l'exploit alle Statali non è mai apparso così lontano: “Abbiamo bisogno di un movimento come quello che abbiamo condotto in Texas – ha detto – che ha rinnovato la nostra democrazia coinvolgendo tutti. Ecco come battiamo Donald Trump”. Il tema dell'inclusione è quello forte ma, portato su altri terreni, O'Rourke inizia a stentare e i media americani se ne accorgono, bocciando il suo primo dibattito.

Exploit Castro

Meglio Cory Booker e lo stesso Julian Castro, entarmbi a galleggiare tra lo 0% e l'1% ma usciti con qualche freccia in più al proprio arco. L'ex sindaco di San Antonio batte nettamente Beto sul terreno dell'immigrazione, lasciando di stucco i telespettatori quando ha detto chiaramente al rivale di studiare di più sulla legge relativa alla depenalizzazione dell'immigrazione: “Se avessi studiato sapresti che dovremmo abolire quella legge”. E anche (e soprattutto) qui O'Rourke arranca, spiegando di volere la depenalizzazione solo per coloro che entrano negli Stati Uniti come richiedenti asilo politico. Risposta che non ha convinto, né Castro né altri. Chi ha parlato tanto è invece Booker, dal New Jersey, capace di conversare a lungo ma, secondo i media dedicati, non sempre con contenuti soddisfacenti. Gli altri restano indietro: Tulsi Gabbard, Jay Inslee, John Delaney, Tim Ryan e, soprattutto, Bill de Blasio… tutti a cercare ancora di far quadrare il cerchio, lasciando l'impressione che l'attesa sia tutta per il secondo round, quello con Biden e Sanders.

DM

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