Categories: Esteri

Dablo, attacco a una chiesa: sei vittime

Almeno sei vittime, fra le quali un sacerdote, nell'attacco sferrato a una chiesa di Dablo, nella zona settentrionale del Burkina Faso. A riferire dell'accaduto è stato il sindaco della cittadina, Osumande Zongo, secondo il quale “verso le 9, durante la messa, persone armate hanno fatto irruzione nella chiesa cattolica e hanno iniziato a sparare mentre i fedeli cercavano di fuggire”. Il primo cittadino ha spiegato che gli aggressori “sono stati in grado di immobilizzare alcuni fedeli, hanno ucciso cinque persone e il sacerdote che stava celebrando la messa”. Una strage che ha sconvolto l'intera provincia di Sanmatenga, per l'efferatezza con cui è stata messa in atto: a compierla, un commando composto da decine di persone che, dopo aver fatto irruzione nella chiesa, hanno sparato in modo indiscriminato mentre i fedeli cercavano di mettersi al riparo.

Il sindaco: “E' una città fantasma”

Si tratta del terzo attacco a una chiesa nell'arco di appena cinque settimane e di uno dei più gravi fatti di sangue avvenuti in Burkina Faso, dove la violenza perpetrata dai fondamentalisti della jihad ha subito una notevole escalation a partire dal 2016. Secondo il sindaco Zongo, il commando avrebbe dato fuoco ad altri edifici, dedicandosi poi al saccheggio di un centro di salute: “C'è un'atmosfera di panico nella città – ha detto il primo cittadino -, le persone sono rintanate nelle loro case, non succede nulla, i negozi e i negozi sono chiusi, praticamente una città fantasma”. Secondo fonti della sicurezza hanno riferito all'Afp che i rinforzi sono stati inviati da Barsalogho, a circa 45 km (30 miglia) a sud.

Gli attacchi nell'area del Sahel

Il Burkina Faso, tra i Paesi del Sahel, è uno dei più esposti alle insurrezioni islamiste, in particolare negli ultimi anni. Assieme a Niger, Ciad, Mauritania e Mali, ha costituito un forza regionale, il cosiddetto G5 del Sahel, per riuscire a contenere gli attacchi jihadisti, incrementati notevolmente nell'ultimo periodo tanto da condurre il primo ministro Paul Kaba Thieba a rassegnare le proprie dimissioni, in seguito all'aumento della pressione dovuta ai rapimenti e agli attacchi dei fondamentalisti. Assieme al G5, agiscono anche i 4500 soldati francesi che, in quattro nazioni dell'area geografica, svolgono la cosiddetta missione Barkhane.

Mattia Damiani

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